Sul sito ufficiale del Cammino neocatecumenale, dove è quasi impossibile trovare una copia degli Statuti ed è sicuramente impossibile trovare una copia del Direttorio e dei riti che accompagnano le diverse tappe del Cammino, documenti ambedue basilari di cui spessissimo si fa menzione, approvati dopo una revisione delle Congregazioni vaticane, ma mai pubblicati, è invece riportato in prima pagina, sotto ben due richiami a "Umiltà, semplicità e lode", la notizia della medaglia "Per Artem ad Deum" conferita il 3 dicembre 2024 all'iniziatore di questo movimento postconciliare, cioè a Francisco Josè Gomez Argüello Wirtz, dai più conosciuto con il vezzeggiativo Kiko.
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Da neocatecumenaleiter.org |
Oltre a diverse fotografie dell'evento, viene riportato, fra gli altri, il discorso di Kiko, che commenteremo con il supporto di quanto Lino Lista scrisse nel libro "Il fango e il segreto - Gnosi del peccato e nuova estetica del Cammino neocatecumenale" (Ed. Segno)
Nella stessa introduzione del volume infatti l'ingegnere napoletano, che dedicò alcuni anni - e la propria sensibilità religiosa e preparazione interdisciplinare acquisita nel campo della formazione - allo studio di questo movimento, espone la caratteristica, fra le tante, del Cammino neocatecumenale che intende affrontare: la "nueva" estetica.
Lascio la parola quindi a Lino Lista:
"Ci si pone l'obiettivo di affrontare un tema che si ritiene ancora non sufficientemente trattato nell'oramai abbondante letteratura disponibile sul Cammino: la questione della "Nuova estetica" neocatecumenale, la manipolazione dei simbolismi della tradizione cattolico-cristiana nelle catechesi del Cammino, la rielaborazione degli anzidetti simboli funzionalmente a un percorso formativo d'impronta gnostica.
Cosa sospinse a redigere il presente lavoro? La risposta è duplice e semplice.
Fu, in primis, una visita a una chiesa napoletana dove il tabernacolo e il coro non sono più visibili da quando furono nascosti alla vista da uno dei soliti, giganteschi, dozzinali pannelli che ripropongono opere del pittore unico spagnolo.
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Concerto d'organo a San Vitale... ma l'organo è nascosto dietro il tabellone kikiano |
Per secondo, il gergo simbolico-ginecomorfo con il quale i neocatecumenali stanno ricoprendo i vocaboli del linguaggio usuale: la navata delle chiese nel loro argot è "il corpo" di una gestante, la sedia del sacerdote "la testa", il leggio è definito "la bocca", l’altare è "il ventre". Il battistero è ridiventato (dopo secoli di disuso della metafora tra le persone comuni, in un tempo nel quale la sensibilità lessicale è differente) "l’utero" e, per esplicitare il concetto, in uno spazio liturgico neocatecumenale addirittura è stato dipinto un organo genitale femminile sul soffitto sovrastante il fonte battesimale.
È generalmente un nuovo parlare, al pari della neolingua artificiale immaginata nel capolavoro «1984» di Orwell, il newspeak che serviva a rimpiazzare la precedente visione del mondo, rendendo impossibile ogni differente forma di pensiero. La neolingua neocatecumenale con l'invasività del Cammino questo pare voler attuare: imporre un pensiero unico al cattolicesimo, a cominciare dall'assegnazione di nuovi significati, il più delle volte in opposizione ai simbolismi dei Vangeli e della tradizione cristiana".

"Ci troviamo al cospetto di una sorta di manifesto estetico assolutista, un manifesto autoreferenziale che si può leggere in ogni ambiente parrocchiale nel quale il Cammino si sia insediato.
Kiko Arguello (che dalle parrocchie trae la maggior parte dei suoi affiliati) espose chiaramente il suo programma in un incontro pubblico con papa Francesco: in ogni parrocchia dovrebbero sorgere comunità neocatecumenali. Il fondatore del CNC immagina le chiese come comunità di comunità, le sue comunità; questa missione il pittore spagnolo mostra (e mostrò al Pontefice) mediante uno dei suoi disegnini catechetici. Il rischio, allora, è che i suoi pannelli possano ricoprire la vista dei marmi degli antichi altari a muro in moltissimi altri luoghi, in aggiunta alle già numerose installazioni. Soltanto il pensiero di un simile manifesto, che anche ha valenza metaforica, è devastante.
"I musulmani hanno una estetica precisa, moschee con cupole d'oro e così via", disse Arguello in un evento organizzato dall'Università Cardenal Herrera. Il pittore sostenne che, giacché la Chiesa soffre il deficit di non possedere un'estetica ben definita alla stregua dei musulmani, il progetto neocatecumenale è quello di "crear un nuevo tipo de parroquia", la qual cosa assumerebbe una valenza salvifica per il cattolicesimo del terzo millennio. Ovunque occorre creare una parroquia, secondo Arguello, con una nuova architettura e abbellita dalla medesima arte dei già citati pannelli che si possono osservare in qualunque luogo in cui i kiko's si siano insediati. Luoghi come l'accennata chiesa San Vitale nel quartiere di Fuorigrotta a Napoli, dove è impedita la vista del tabernacolo (relegato in una saletta edificata dietro le gigantesche icone di Kiko) da ogni punto dell'ampia navata.
La questione della nueva estetica va presa con molta serietà, di petto, da parte di chi ha a cuore la Tradizione e il patrimonio culturale e simbolico del cattolicesimo. Si spera che le pagine del presente lavoro possano contribuire a stimolare le necessarie riflessioni tra gli amanti della cultura e dell'arte cristiana, storicamente magnifica nelle sue diversità, nella varia bellezza ispirata dal settemplice Spirito creatore."
(da Lino Lista "Il fango e il Segreto" pagg.8-10)
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Chiesa secondo la nuova estetica: vista una, viste tutte |
Questa introduzione del libro "Il fango e il segreto" inquadra in modo ottimale in cosa consista la nuova estetica neocatecumenale: non in una ricerca della bellezza nell'arte attraverso la quale trasmettere i contenuti della fede, ma in una vera e propria trasfigurazione - dopo opportuna colonizzazione - delle parrocchie, sia dal punto di vista architettonico, iconico, ma soprattutto organizzativo e contenutistico: le parrocchie - tutte le parrocchie del mondo - devono essere riformate, divenire "comunità di comunità" (beninteso, intende comunità neocatecumenali), tutte con lo stesso linguaggio, la stessa proposta di itinerario formativo, sotto la guida di un pool di catechisti laici, a loro volta gerarchicamente subordinati al controllo di una cupola a livello mondiale che assorbe e distribuisce a suo assoluto piacere risorse finanziarie, strumentali ed umane e definisce i contenuti catechetici, liturgici, pastorali, oltre a quelli architettonici e puramente estetici. In realtà, sotto il nome di nuova estetica, si vuol far passare una vera e propria riforma della Chiesa: tentativo sicuramente irricevibile e non apprezzato negli ambienti che non siano strettamente vicini a quelli neocatecumenali.
E infatti, in occasione della consegna di questa medaglia nell'ambito dell'iniziativa di ArteSacra "Per Artem ad Deum", sponsorizzato dal Dicastero Formazione e Cultura del 3 dicembre 2024, nessuno, neppure i "delfini" neocatecumenali Pasotti e Tejado si azzardano a parlare di "nuova estetica", solo l'anziano leader del Cammino rivendica questo progetto facendone il titolo del proprio intervento.
E afferma, dopo un prologo sulla bellezza che salverà il mondo di Dostoevskij e le Sacre Scritture e riferendosi all'uomo moderno, il solito uomo che Kiko immagina schiavo del peccato e in attesa di
essere salvato dal kerigma neocatecumenale, l'uomo che il Cammino cerca
tra i benestanti fedeli delle parrocchie e non certo tra i poveri e i diseredati:
"Per questo uomo stiamo cercando di creare un nuovo tipo di parrocchia; facciamo parrocchie con una corona misterica dove il cielo è presente, con i misteri più importanti della nostra fede. La Chiesa di oggi non ha un’estetica definita… Questo ci ha spinto, in un certo senso, a cercare un’estetica."
Stiamo... facciamo... ci ha spinto... Perché parla al plurale? L'estetica del Cammino la decide solo lui: gli altri sono solo dei ripetitori delle sue opere, che siano affreschi, siano canti siano catechesi, il merito va sempre tutto a Kiko: come diceva sarcasticamente Carmen "gli altri lavorano, lui mette la firma"
"A Madrid abbiamo fatto una parrocchia con un tetto dorato, con pietra bianca e vetro, con un catecumenium"
Come quello fatto saltare nel gennaio 2021 all'accensione di una caldaia?
"un insieme di sale che si affacciano su una piazza centrale, con una fontana. A piano terra ci sono tutti i servizi sociali e sopra, in un altro piano, ci sono tutte le stanze per ciascuna comunità, ecc."
Ci sono tutte le stanze per ciascuna comunità, ecc: cioè non stanze per le attività parrocchiali, ma per gli incontri - e le Eucarestie, celebrate in contemporanea - delle comunità neocatecumenali. Sperabilmente, i parrocchiani non neocatecumenali potranno accomodarsi in quell' "ecc.", qualunque cosa sia.
Continua l'anziano leader:
"Stavo parlando di bellezza. Ogni riforma della Chiesa ha portato con sé inevitabilmente anche un rinnovamento estetico: pensiamo al gotico, al barocco… Non poteva essere diversamente con il Concilio Vaticano II."
Il Concilio Vaticano II visto come una Riforma della Chiesa e il Cammino - che non si preoccupa mai di far studiare i testi conciliari - come araldo di questa riforma?
"Ebbene, noi del Cammino vogliamo presentare questa bellezza, che è la bellezza dell’amore in questa dimensione: Cristo (indicando la croce). E vogliamo presentarla in una comunità cristiana, perché pensiamo… Perché Cristo dice: “amatevi, amatevi”, ma per amare chi? I primi cristiani vivevano in una piccola comunità, si conoscevano tutti. La comunità non può essere molto grande perché si tratta di mostrare, di creare un segno pubblico di amore. Il numero di una comunità è 30, 40, perché bisogna dare una testimonianza concreta dell’amore."
Con ciò vorrebbe dire che non ci si può amare se non in piccoli gruppi, il che significa che da sempre la Chiesa, che ha organizzato la propria struttura in diocesi e poi in parrocchie, non ha mai mostrato al mondo l'amore di Cristo?
"Deve tornare il grido dei pagani: “Vedete come si amano”, gridavano questo quando vedevano i cristiani. Perché Cristo nel Vangelo dice: “amatevi, amatevi, amatevi”. Questa è la bellezza che salva il mondo: l’amore nella dimensione della croce. Dimostra che se ci amiamo nella dimensione del nemico, abbiamo dentro la vita eterna".
Ricapitoliamo: l'amore non si dimostra che a piccoli gruppi, i quali però devono amarsi non come si ama il proprio prossimo, ma come si ama il nemico? Questo spiega l'obbligo, per le comunità neocatecumenali, di litigare fino a lanciarsi le sedie... Ma non spiega come farebbero i pagani a gridare "vedete come si amano"! Misteri neocatecumenali...
Riprende più avanti Kiko:
"Vogliamo essere un Cammino serio, una via seria, perché stiamo per dare una grande battaglia al mondo, al diavolo, al grande drago, siamo la donna che sta dando alla luce il figlio maschio, minacciato dal grande drago che è il principe di questo mondo."
Stiamo per dare una grande battaglia al mondo: tutto da soli? Povera Chiesa, sta messa proprio male...
E conclude:
"La bellezza salverà il mondo, che è Cristo che vive nei cristiani nelle comunità cristiane. Abbiamo detto alla Santa Sede che non vogliamo fare una congregazione, vogliamo portare questo messaggio alla Chiesa: è meraviglioso vivere la fede in una comunità cristiana nelle parrocchie.
La cosa più bella delle comunità è che abbiamo visto l’azione di Dio nei fratelli e nelle sorelle, tutti sono arricchiti dal bene di tutti. Tutti in tutti. C’è una ricchezza comune e costante in tutti. È meraviglioso..." eccetera, il resto è sullo stesso tono.
Abbiamo detto alla Santa Sede che non vogliamo fare una congregazione, afferma Kiko, che ha costituito negli anni una struttura monolitica che non è una congregazione ma un vero e proprio gregge sotto un unico pastore, lui stesso, monocratico, senza alcun sistema partecipativo.
Vogliamo portare questo messaggio alla Chiesa: il messaggio neocatecumenale è tale per cui, se viene accolto, diviene padrone della tua vita, dei tuoi pensieri, del tuo credo e del tuo futuro.
Possiamo rispondere con un sonoro "no, grazie"?
Kiko si tenga pure la sua medaglia, il premio, la sua fondazione a tutela delle sue opere d'arte, il suo mausoleo in cui riposano i resti mortali della co-fondatrice, la sua Domus faraonica in Israele, i suoi affreschi all'Almudena, e pure i mosaici di Marko Rupnik, se desidera, i suoi catecumenium, i suoi seminari: noi ci teniamo la Chiesa, rammentandoci che Lei è nostra Madre e non è terreno di conquista per nessun riformatore, grande o piccolo che sia.