Il motto della ditta è "🎳Un Tanto al Chilo 🎳". (E non lasciate oggetti di valore in giro)

31 marzo 2025

Pericolo: nel Cammino potrebbe infiltrarsi la pietà

Sempre dall'Inizio corso 2024/2025, diamo spazio a una raccomandazione cui è stata data grande evidenza: il pericolo delle "infiltrazioni".

Escludendo che si parli di problemi idraulici, ci si potrebbe chiedere chi sarebbero costoro che si infiltrano pericolosamente nelle schiere compatte del Cammino neocatecumenale? Quali pericolosi figuri osano turbare la quiete delle salette, ove tutto procede secondo i criteri stabiliti da sempre: celebrazioni, collette, catechesi, collette, convivenze, collette, scrutini, collette, passaggi, collette, viaggi e collette? Chi può introdursi nelle stanze ove solo le comunità possono riunirsi, nelle cripte ove solo le comunità possono celebrare l'Eucaristia e qualunque "faccia nuova" ha bisogno di permessi e presentazioni e viene controllata a vista un po' da tutti?
Che cosa può mettere in pericolo la tranquilla routine dei gruppi neocatecumenali, oltre ai parroci "faraoni" che pretendono che frequentino la Messa in parrocchia o rifiutano le decisioni dei supercatechisti regionali o non vogliono tabelloni dorati o corone misteriche nelle proprie Chiese?
 
da neocatecumeniincammino.wordpress.com

Non lo immaginereste mai: ciò che rischia di infiltrarsi pericolosamente nelle piccole comunità cui la Madonna avrebbe raccomandato di vivere in umiltà,  semplicità e lode, sono i buoni sentimenti, la "mentalità sentimentale", o meglio ancora, e semplicemente la pietà.

Raccomanda infatti don Pezzi nella convivenza di Inizio Corso, e anche questa raccomandazione è stata trascritta per essere fedelmente ripetuta a tutte le Comunità  neocatecumenali in tutto il mondo:

"Vorrei fare qui un richiamo anche ai Presbiteri e ai catechisti del pericolo della infiltrazione, soprattutto nei diversi passaggi, di una mentalità sentimentale"

Abbiamo già parlato degli scrutini neocatecumenali, degli esami cioè che ogni neocatecumenale deve poter superare per passare alla tappa successiva: di come ciascuno, rispondendo alle domande di un questionario, deve rendere conto di aver fedelmente seguito le indicazioni date dai catechisti: si tratta di adempimenti come il fare le lodi la domenica mattina con tutta la famiglia invece di andare a Messa in parrocchia, essere andati a bussare per le case come fanno i Testimoni di Geova, aver suonato il tamburello nelle manifestazioni del Cammino in piazza, ma anche di azioni o disposizioni che riguardano la propria vita personale come la scelta degli studi, il matrimonio o la propria vocazione di vita, l'aver dato soldi "ai poveri", cioè  principalmente al cammino, oppure anche intime, come la propria vita sessuale, non solo per verificare che le coppie fertili siano "aperte alla vita" , ma anche per verificare che nelle coppie si consumino regolari rapporti sessuali (la domanda "come va con il tuo sacramento" viene rivolta anche agli anziani senza limiti di età).

Ebbene, deve essere giunto all'orecchio delle alte gerarchie del Cammino che questi scrutini  sono, a volte e da qualche catechista non "illuminato", condotti con una "mentalità  sentimentale", cioè  con rispetto umano, con cristiana pietà,  o, solamente, con quel rispetto della coscienza di ciascuno e della sua intimità  che, negli Statuti del Cammino è esplicitamente previsto: in tale documento  infatti, che solo se rispettato rende il Cammino neocatecumenale una realtà  approvata dalla Chiesa,  all'art.19 §2, nota 79 si legge:

§ 2. Gli scrutini, ispirati all’itinerario catecumenale dell’OICA, aiutano i neocatecumeni nel loro cammino di conversione, nel rispetto della coscienza e del foro interno, secondo la normativa canonica.

Che gli scrutini neocatecumenali  abbiano completamente stravolto e prevaricato l'impostazione catecumenale del documento del Rito di Iniziazione dei Cristiani Adulti al battesimo, lo abbiamo già ricordato.

Ma si vede che non basta: nelle comunità  neocatecumenali si sta "infiltrando" il rispetto della normativa della Chiesa e dei propri stessi Statuti e quindi ecco la solenne tirata d'orecchie del decano dei presbiteri del Cammino.

Infatti continua don Pezzi:

"I criteri di discernimento, sul cambiamento della vita nei rapporti con gli altri, con se stessi e con Dio, derivano dalla Parola di Dio, che è vera e vuole il nostro bene. A volte, per farsi sentimenti di pietà, non osiamo dire la verità e con questo ritardiamo l'autentica conversione dei fratelli a Gesù Cristo".

Abbiamo già detto che i criteri di discernimento con cui nel cammino neocatecumenale si giudica se il candidato passi alla tappa successiva non hanno  necessariamente a che fare nè con la Parola di Dio nè con i precetti della Chiesa; ma, posto che, per caso, essi coincidessero, i catechisti dovrebbero valutare il candidato per i "segni esterni" che dà della propria adesione ai dettami della Chiesa: questo vuol dire che non sono previsti interrogatori, non è  previsto mettere le persone davanti alla "verità", magari chiedendo l'intervento di coniuge, familiari o fratelli di comunità  presenti, né  tantomeno, è previsto che, in modo diretto o indiretto, il presbitero rischi di non rispettare il sigillo confessionale.

Invece non solo tutto questo purtroppo avviene, ma deve avvenire, e deve essere portato a termine in modo "impietoso", cioè è  vietato "farsi sentimenti di pietà".

Ecco qual'è il grande "pericolo": che nel Cammino si "infiltri" la pietà,  ci si comporti cioè  con rispetto umano, delicatezza, comprensione.

La "verità" (la verità  di chi? Quella del catechista ispirato? O quella del presbitero che fa pure il confessore?) va sbattuta in faccia senza pietà  e davanti a tutti: questo è  il modo in cui nel Cammino neocatecumenale si fanno "convertire" le persone!

Per quel che serve, segnaliamo questa esplicita infrazione allo Statuto, ancor più  seria dal momento che viene dall'équipe internazionale, cioè dai vertici del Cammino; e ci complimentiamo invece con chi sta cercando di cambiare registro "dal di dentro" cercando di introdurre nel Cammino qualcosa di nuovo e di bello: l'amore vero verso il prossimo, la pietà, l'umana comprensione.





29 marzo 2025

Premio artistico a Kiko (finalmente, il precedente era di 60 anni fa)

Sul sito ufficiale del Cammino neocatecumenale, dove è quasi impossibile trovare una copia degli Statuti ed è  sicuramente impossibile trovare una copia del Direttorio e dei riti che accompagnano le diverse tappe del Cammino, documenti ambedue basilari di cui spessissimo si fa menzione,  approvati dopo una revisione delle Congregazioni vaticane, ma mai pubblicati, è invece riportato in prima pagina, sotto ben due richiami a "Umiltà,  semplicità e lode", la notizia della medaglia "Per Artem ad Deum" conferita il 3 dicembre 2024  all'iniziatore di questo movimento postconciliare, cioè a Francisco Josè Gomez Argüello Wirtz, dai più  conosciuto con il vezzeggiativo  Kiko.

Da neocatecumenaleiter.org

Oltre a diverse fotografie dell'evento, viene riportato, fra gli altri, il discorso di Kiko, che commenteremo con il supporto di quanto Lino Lista scrisse nel libro "Il fango e il segreto - Gnosi del peccato e nuova estetica del Cammino neocatecumenale" (Ed. Segno)

Nella stessa introduzione del volume infatti l'ingegnere napoletano, che dedicò alcuni anni - e la propria sensibilità religiosa e preparazione interdisciplinare acquisita nel campo della formazione - allo studio di questo movimento, espone la caratteristica,  fra le tante, del Cammino neocatecumenale che intende affrontare: la "nueva" estetica.

Lascio la parola quindi a Lino Lista:

"Ci si pone l'obiettivo di affrontare un tema che si ritiene ancora non sufficientemente trattato nell'oramai abbondante letteratura disponibile sul Cammino: la questione della "Nuova estetica" neocatecumenale, la manipolazione dei simbolismi della tradizione cattolico-cristiana nelle catechesi del Cammino, la rielaborazione degli anzidetti simboli funzionalmente a un percorso formativo d'impronta gnostica.
Cosa sospinse a redigere il presente lavoro? La risposta è duplice e semplice.
Fu, in primis,  una visita a una chiesa napoletana dove il tabernacolo e il coro non sono più visibili da quando furono nascosti alla vista da uno dei soliti, giganteschi, dozzinali pannelli che ripropongono opere del pittore unico spagnolo. 

Concerto d'organo a San Vitale... ma l'organo è  nascosto dietro il tabellone kikiano

Per secondo, il gergo simbolico-ginecomorfo con il quale i neocatecumenali stanno ricoprendo i vocaboli del linguaggio usuale: la navata delle chiese nel loro argot è "il corpo" di una gestante, la sedia del sacerdote "la testa", il leggio  è definito "la bocca", l’altare è "il ventre". Il battistero è ridiventato (dopo secoli di disuso della metafora  tra le persone comuni, in un tempo nel quale la sensibilità lessicale è differente) "l’utero" e, per esplicitare il concetto, in uno spazio liturgico neocatecumenale addirittura è stato dipinto un organo genitale femminile sul soffitto sovrastante il fonte battesimale.
È generalmente un nuovo parlare, al pari della neolingua artificiale immaginata nel capolavoro «1984» di Orwell, il newspeak  che serviva a rimpiazzare la precedente visione del mondo, rendendo impossibile ogni differente forma di pensiero. La neolingua neocatecumenale con l'invasività del Cammino questo pare voler attuare: imporre un pensiero unico al cattolicesimo, a cominciare dall'assegnazione di nuovi significati, il più delle volte in opposizione ai simbolismi dei Vangeli e della tradizione cristiana".

"Ci troviamo al cospetto di una sorta di manifesto estetico assolutista, un manifesto autoreferenziale che si può leggere in ogni ambiente parrocchiale nel quale il Cammino si sia insediato.
Kiko  Arguello (che dalle parrocchie trae la maggior parte dei suoi affiliati) espose chiaramente il suo programma in un incontro pubblico con papa Francesco: in ogni parrocchia dovrebbero sorgere comunità neocatecumenali. Il fondatore del CNC immagina le chiese come comunità di comunità, le sue comunità; questa missione il pittore spagnolo mostra (e mostrò al Pontefice) mediante uno dei suoi disegnini catechetici. Il rischio, allora, è che i suoi pannelli possano ricoprire la vista dei marmi degli antichi altari a muro in moltissimi altri luoghi, in aggiunta alle già numerose installazioni. Soltanto il pensiero di un simile manifesto, che anche ha valenza metaforica, è devastante.
"I musulmani hanno una estetica precisa, moschee con cupole d'oro e così via", disse Arguello in un evento organizzato dall'Università Cardenal Herrera. Il pittore sostenne che, giacché la Chiesa soffre il deficit di non possedere un'estetica ben definita alla stregua dei musulmani, il progetto neocatecumenale è quello di "crear un nuevo tipo de parroquia", la qual cosa assumerebbe una valenza salvifica per il cattolicesimo del terzo millennio. Ovunque occorre creare una parroquia, secondo Arguello, con una nuova architettura e abbellita dalla medesima arte dei già citati pannelli che si possono osservare  in qualunque luogo in cui i kiko's si siano insediati. Luoghi come l'accennata chiesa San Vitale nel quartiere di Fuorigrotta a Napoli, dove è impedita la vista del tabernacolo (relegato in una saletta edificata dietro le gigantesche icone di Kiko) da ogni punto dell'ampia navata. 
La questione della nueva estetica va presa con molta serietà, di petto, da parte di chi ha a cuore la Tradizione e il patrimonio culturale e simbolico del cattolicesimo. Si spera che le pagine del presente lavoro possano contribuire a stimolare le necessarie riflessioni tra gli amanti della cultura e dell'arte cristiana, storicamente magnifica nelle sue diversità, nella varia bellezza ispirata dal settemplice Spirito creatore."

(da Lino Lista "Il fango e il Segreto" pagg.8-10)

Chiesa secondo la nuova estetica: vista una, viste tutte

Questa  introduzione del libro "Il fango e il segreto" inquadra in modo ottimale in cosa consista la nuova estetica neocatecumenale: non in una ricerca della bellezza nell'arte attraverso la quale trasmettere i contenuti della fede, ma in una vera e propria trasfigurazione - dopo opportuna colonizzazione - delle parrocchie, sia dal punto di vista architettonico, iconico, ma soprattutto organizzativo e contenutistico: le parrocchie - tutte le parrocchie del mondo - devono essere riformate, divenire "comunità di comunità" (beninteso, intende comunità  neocatecumenali), tutte con lo stesso linguaggio, la stessa proposta di itinerario formativo, sotto la guida di un pool di catechisti laici, a loro volta gerarchicamente subordinati al controllo di una cupola a livello mondiale che assorbe e distribuisce a suo assoluto piacere risorse finanziarie, strumentali ed umane e definisce i contenuti catechetici, liturgici, pastorali, oltre a quelli architettonici e puramente estetici. In realtà, sotto il nome di nuova estetica, si vuol far passare una vera e propria riforma della Chiesa: tentativo sicuramente irricevibile e non apprezzato negli ambienti che non siano strettamente vicini a quelli neocatecumenali.

E infatti, in occasione della consegna di questa medaglia nell'ambito dell'iniziativa di ArteSacra "Per Artem ad Deum", sponsorizzato dal Dicastero Formazione e Cultura del 3 dicembre 2024, nessuno, neppure i "delfini" neocatecumenali Pasotti e Tejado si azzardano a parlare di "nuova estetica", solo l'anziano leader del Cammino rivendica questo progetto facendone il titolo del proprio intervento.

E afferma, dopo un prologo sulla bellezza che salverà il mondo di Dostoevskij e le Sacre Scritture e riferendosi all'uomo moderno, il solito uomo che Kiko immagina schiavo del peccato e in attesa di essere salvato dal kerigma neocatecumenale, l'uomo che il Cammino cerca tra i benestanti fedeli delle parrocchie e non certo tra i poveri e i diseredati:

"Per questo uomo stiamo cercando di creare un nuovo tipo di parrocchia; facciamo parrocchie con una corona misterica dove il cielo è presente, con i misteri più importanti della nostra fede. La Chiesa di oggi non ha un’estetica definita… Questo ci ha spinto, in un certo senso, a cercare un’estetica."

Stiamo... facciamo... ci ha spinto... Perché  parla al plurale? L'estetica del Cammino la decide solo lui: gli altri sono solo dei ripetitori delle sue opere, che siano affreschi, siano canti siano catechesi, il merito va sempre tutto a Kiko: come diceva sarcasticamente Carmen "gli altri lavorano, lui mette la firma"

 

"A Madrid abbiamo fatto una parrocchia con un tetto dorato, con pietra bianca e vetro, con un catecumenium"

Come quello fatto saltare nel gennaio 2021 all'accensione di una caldaia?

"un insieme di sale che si affacciano su una piazza centrale, con una fontana. A piano terra ci sono tutti i servizi sociali e sopra, in un altro piano, ci sono tutte le stanze per ciascuna comunità, ecc." 

Ci sono tutte le stanze per ciascuna comunità, ecc: cioè non stanze per le attività  parrocchiali, ma per gli incontri - e le Eucarestie, celebrate in contemporanea - delle comunità neocatecumenali. Sperabilmente, i parrocchiani non neocatecumenali potranno accomodarsi in quell' "ecc.", qualunque cosa sia.

Continua l'anziano leader:

"Stavo parlando di bellezza. Ogni riforma della Chiesa ha portato con sé inevitabilmente anche un rinnovamento estetico: pensiamo al gotico, al barocco… Non poteva essere diversamente con il Concilio Vaticano II."

Il Concilio Vaticano  II visto come una Riforma della Chiesa e il Cammino - che non si preoccupa mai di far studiare i testi conciliari - come araldo di questa riforma?

"Ebbene, noi del Cammino vogliamo presentare questa bellezza, che è la bellezza dell’amore in questa dimensione: Cristo (indicando la croce). E vogliamo presentarla in una comunità cristiana, perché pensiamo… Perché Cristo dice: “amatevi, amatevi”, ma per amare chi? I primi cristiani vivevano in una piccola comunità, si conoscevano tutti. La comunità non può essere molto grande perché si tratta di mostrare, di creare un segno pubblico di amore. Il numero di una comunità è 30, 40, perché bisogna dare una testimonianza concreta dell’amore."

Con ciò vorrebbe dire che non ci si può amare se non in piccoli gruppi, il che significa che da sempre la Chiesa, che ha organizzato la propria struttura in diocesi e poi in parrocchie, non ha mai mostrato al mondo l'amore di Cristo?

"Deve tornare il grido dei pagani: “Vedete come si amano”, gridavano questo quando vedevano i cristiani. Perché Cristo nel Vangelo dice: “amatevi, amatevi, amatevi”. Questa è la bellezza che salva il mondo: l’amore nella dimensione della croce. Dimostra che se ci amiamo nella dimensione del nemico, abbiamo dentro la vita eterna".

Ricapitoliamo: l'amore non si dimostra che a piccoli gruppi, i quali però devono amarsi non come si ama il proprio prossimo, ma come si ama il nemico? Questo spiega l'obbligo,  per le comunità neocatecumenali, di litigare fino a lanciarsi le sedie... Ma non spiega come farebbero i pagani a gridare "vedete come si amano"! Misteri neocatecumenali...

Riprende più avanti  Kiko:

"Vogliamo essere un Cammino serio, una via seria, perché stiamo per dare una grande battaglia al mondo, al diavolo, al grande drago, siamo la donna che sta dando alla luce il figlio maschio, minacciato dal grande drago che è il principe di questo mondo."

Stiamo per dare una grande battaglia al mondo: tutto da soli? Povera Chiesa, sta messa proprio male... 

E conclude:

"La bellezza salverà il mondo, che è Cristo che vive nei cristiani nelle comunità cristiane. Abbiamo detto alla Santa Sede che non vogliamo fare una congregazione, vogliamo portare questo messaggio alla Chiesa: è meraviglioso vivere la fede in una comunità cristiana nelle parrocchie.
La cosa più bella delle comunità è che abbiamo visto l’azione di Dio nei fratelli e nelle sorelle, tutti sono arricchiti dal bene di tutti. Tutti in tutti. C’è una ricchezza comune e costante in tutti. È meraviglioso..." eccetera, il resto è sullo stesso tono.

Abbiamo detto alla Santa Sede che non vogliamo fare una congregazione, afferma Kiko, che ha costituito negli anni  una struttura monolitica che non è una congregazione ma un vero e proprio gregge sotto un unico pastore, lui stesso, monocratico, senza alcun sistema partecipativo.

Vogliamo portare questo messaggio alla  Chiesa: il messaggio neocatecumenale è tale per cui, se viene accolto, diviene padrone della tua vita, dei tuoi pensieri, del tuo credo e del tuo futuro.

Possiamo rispondere con un sonoro "no, grazie"?

Kiko si tenga pure la sua medaglia, il premio, la sua fondazione a tutela delle sue opere d'arte, il suo mausoleo in cui riposano i resti mortali della co-fondatrice,  la sua Domus faraonica in Israele, i suoi affreschi all'Almudena, e pure i mosaici di Marko Rupnik, se desidera, i suoi catecumenium, i suoi seminari: noi ci teniamo la Chiesa, rammentandoci che Lei è  nostra Madre e non è  terreno di conquista per nessun riformatore, grande o piccolo che sia.

 

 

 

 

 

 

Lo scrutinio nel Cammino neocatecumenale: cosa dovrebbe essere (e non è). Cosa è (e non dovrebbe essere)

Lo scrutinio: cos'è per la Chiesa

La pratica dello scrutinio nel Cammino Neocatecumenale si afferma sia ispirata al percorso di preparazione al battesimo per gli adulti.

Tale percorso viene tracciato nell'OICA (o RICA), ovvero l'Ordo Initiationis Christianae Adultorum, aggiornato nel 1972: si tratta della definizione di un itinerario di iniziazione cristiana per adulti non battezzati, della durata di 2 o 3 anni, durante i quali il candidato viene formato sulle verità cattoliche, sul catechismo, sulla fede, secondo un percorso che termina con il Battesimo. È  uno strumento rivolto, nella sua forma più completa, a persone non battezzate, mentre i battezzati che non hanno ricevuto la Prima Comunione o la Confermazione seguono un percorso "semplificato" e adattato alla loro condizione di già battezzati.

Durante questo percorso sono previsti tre scrutini, i quali sono liturgie (quindi culto pubblico) presiedute da un ministro ordinato e di norma inseriti nella Messa, durante le domeniche di Quaresima.
 

Ciascuno scrutinio consiste in una preghiera, fatta in silenzio, in ginocchio, davanti al ministro di Dio e davanti all'assemblea dei fedeli. Di seguito lo schema del primo:
158. Gli scrutini sono celebrati dal sacerdote o dal diacono che presiede la comunità, perché dalla liturgia degli scrutini anche i fedeli ricavino profitto e nelle orazioni intercedano per gli eletti.

159. Gli scrutini si svolgono nelle Messe degli scrutini che si celebrano nelle domeniche III, IV e V di Quaresima; si scelgano le letture del ciclo «A» con i loro canti, come sono assegnate nel Lezionario domenicale e festivo. Se, per ragioni pastorali, non si possono tenere in queste domeniche, si scelgano altre domeniche di Quaresima o anche giorni feriali particolarmente adatti. Tuttavia la prima Messa degli scrutini sia sempre la Messa della samaritana, la seconda del cieco nato, la terza di Lazzaro (nn. 386-389).

PRIMO SCRUTINIO

160. Il primo scrutinio si celebra nella III domenica di Quaresima, usando le formule che si trovano nel Messale (Messa rituale «Per gli scrutini battesimali») e nel Lezionario domenicale e festivo, ciclo A (cfr nn. 386-387).
OMELIA
161. Nell'omelia il celebrante, soffermandosi sulle letture della sacra Scrittura, spiega le ragioni del primo scrutinio, tenendo presenti sia la liturgia quaresimale come anche l'itinerario spirituale degli eletti.
PREGHIERA IN SILENZIO
162. Dopo l'omelia, gli eletti insieme con i padrini e con le madrine si dispongono davanti al celebrante. Questi, rivolgendosi anzitutto ai fedeli, li invita a pregare in silenzio per gli eletti per chiedere in loro lo spirito di penitenza, il senso del peccato e la vera libertà dei figli di Dio.

Poi, rivolgendosi ai catecumeni, invita anche loro a pregare in silenzio e li esorta a esprimere anche esteriormente il senso della penitenza o inchinandosi o inginocchiandosi. Infine conclude con queste parole o con altre simili:
Eletti di Dio, inchinatevi [oppure: inginocchiatevi ] e pregate. Gli eletti si inchinano o si inginocchiano. Tutti pregano per qualche tempo in silenzio. Poi, secondo l'opportunità, tutti si alzano.E fine. Ripetiamo: Messa, omelia, preghiera in ginocchio, in silenzio, in Chiesa, sempre durante l'Eucarestia.

Lo scrutinio: cos'è nel Cammino neocatecumenale 
 
Invece uno scrutinio nel Cammino Neocatecumenale è una specie di ispezione individuale condotta dall'équipe di cosiddetti "catechisti" che segue la comunità neocatecumenale. Si svolge solitamente  nel seguente modo.
  • Ciascun candidato viene sorteggiato a caso da un cestino o sacchetto dove si trovano tutti i nomi dei partecipanti. A volte i "catechisti" neocatecumenali possono scegliere d'imperio chi debba parlare, non esiste una vera e propria regola scritta.
  • Il candidato, seduto in assemblea o, come accade nel Secondo Scrutinio, al centro della stanza su una sedia vicino alla croce con tutta l'equipe davanti, risponde alle domande di un questionario, consegnato all'interno di una convivenza di tre giorni (o quattro, nel caso del Primo Scrutinio).
Le regole sono che bisogna rispondere "con fatti concreti" della propria vita e non si deve nascondere nulla.
  • Alla fine dello scrutinio il capo equipe (che è l'unico a parlare e di regola non è il sacerdote dell'equipe) chiede ai fratelli di comunità "se hanno da dire fatti sul fratello scrutato" sia positivi che negativi... a quel punto le temperature nella sala diventano davvero alte:
1) nessuno dice niente: per i catechisti non è un buon segno perché significa che i fratelli non ti conoscono e/o tu ti nascondi;
2) dicono cose positive: non va bene perchè sei "idolatrato", hai delle maschere e sei un piacione... così i fratelli non ti dicono la verità;
3) dicono cose negative: attaccano il fratello parlante e lo accusano di "fare giudizi" però intanto la catechista che scrive sull'agenda (il tutto viene scritto di solito dalla moglie del capo equipe su una agenda) annota "i fatti" che poi saranno usati contro di te.

Un esempio di scrutinio tratto da una testimonianza di un ex aderente al Cammino neocatecumenale: "Una mia sorella di comunità disse davanti a tutti che aveva "fatto degli aborti"... non bastò, volevano sapere il numero... a tutti i costi, la incalzarono così tanto che questa sorella tra le lacrime disse il numero "11 aborti"... immaginate l'esplosione che ci fu nell'assemblea e le conseguenze di quell'ammissione... fu una tragedia.
ecco perché io li definisco "stupri dell'anima".

 

Perché tanto terrore nei meme dei giovani neocatecumenali? Il motivo c'è...


Niente preghiere in silenzio e riflessione nell'intimità della propria anima, no. Tutti i fatti della vita - specialmente quelli più dolorosi e scandalosi - vengono tirati fuori davanti a decine di persone, spesso anche completi estranei. Accade così che siano confessati pubblicamente peccati occulti, sia personali che dei propri familiari (genitori, figli, parenti) o conoscenti (datori di lavoro, amici, ecc.). In uno scrutinio, in particolare dal secondo "passaggio" in poi, può venir fuori ogni genere di sofferenza, peccati, addirittura delitti: abusi, violenze, peccati sessuali, impurità, adulteri, omosessualità, ruberie, furti, corruzione e cose del genere. 

Non è permesso sottrarsi all'interrogatorio, il quale è condizione indispensabile per il superamento del "passaggio", quindi dello scrutinio, inoltre i  catechisti giudicano il fratello di comunità in base alle risposte che dà: se sembrano loro troppo generiche, non pertinenti o semplicemente non rispondenti allo schema ricevuto, essi chiederanno integrazioni e scaveranno più in profondità finché non si sentiranno soddisfatti del risultato.  

Durante questo così definito scrutinio (ma che tale non è,  almeno non secondo la Chiesa), il neocatecumeno non può contraddire i catechisti, a meno di voler intavolare una discussione penosa e fiaccante, che si conclude in ogni caso con l'umiliazione pubblica del candidato che verrà rimandato indietro nel cammino di fede, solitamente in una comunità che non ha ancora fatto quella tappa, in un "itinerario di iniziazione" che somiglia più al gioco dell'oca che a una vera formazione cristiana. 

Nei volumi dei mamotreti in versione anni '80, prima della correzione della Congregazione per la Dottrina della Fede, erano presenti molti esempi di scrutini con domande e risposte tipo, estrapolate da veri scrutini fatti da Kiko. C'erano le domande, le risposte dei candidati e le correzioni di Kiko Argüello, nonché le reazioni specifiche a certi casi - per esempio se il candidato non voleva rispondere, se il candidato oppone dubbi, se non vuole effettuare una certa attività, se non esegue compiutamente la "normativa" riguardante la decima mensile, la preghiera, ecc. - In questo modo il cosiddetto "catechista" non avrebbe dovuto inventare niente, essendo già previsti tutti i casi possibili più frequenti.

Tutto quanto sopra esposto è una pratica vietata dalla Chiesa, addirittura dal Codice di Diritto Canonico:

Can. 220 - Non è lecito ad alcuno ledere illegittimamente la buona fama di cui uno gode, o violare il diritto di ogni persona a difendere la propria intimità.
canone ripreso pari pari dallo Statuto del Cammino art. 19 §2, nota 79:
§ 2. Gli scrutini, ispirati all’itinerario catecumenale dell’OICA, aiutano i neocatecumeni nel loro cammino di conversione, nel rispetto della coscienza e del foro interno, secondo la normativa canonica.

Tale concetto viene ribadito nel Direttorio Catechetico del Cammino neocatecumenale (approvato ma non pubblicato, quindi la seguente citazione è tratta da volumi riservati che i catechisti del Cammino  devono acquistare presso la propria struttura di riferimento per poterli usare nelle catechesi):

"Si ricorda ai catechisti che la richiesta di leggere le risposte al questionario nel gruppo e forse davanti a tutti sia fatta in modo che nessuno si senta obbligato e sempre venga delicatamente rispettata la libertà e la sensibilità di ogni persona."(Pag. 89 Traditio Symboli, 2001, volume 6)

Conclusioni

Quindi, concludendo: non è lecito al catechista neocatecumenale ledere la buona fama, indagare sui peccati passati e presenti, occulti o manifesti, certamente non davanti a tutti.
Non è lecito umiliare, ironizzare le persone, non è lecito chiedere informazioni ad altri della comunità.
Non è lecito forzare la libertà dei singoli.
Non è lecito ferire la sensibilità di ciascuno.

Gli scrutini così  come intesi  e praticati nel Cammino neocatecumenale non sono gli scrutini previsti nei riti in preparazione al battesimo nel documento OICA/RICA e violano del canone 220 del codice di Diritto Canonico, oltre che gli stessi Statuti del Cammino neocatecumenale e il Direttorio approvato. 

(Tratto da un articolo del blog "Osservatorio sul Cammino neocatecumenale")

26 marzo 2025

I maltrattatori dell'Eucaristia

Lettera aperta a Kiko da un sacerdote del Cammino: noi, maltrattatori dell'Eucaristia

Di seguito viene riportata una lettera di un sacerdote del Cammino che, dopo aver riconosciuto le gravi irrispettosità che questo itinerario cosiddetto "di fede" trasmette ai propri aderenti e persino ai propri seminaristi, propone a Kiko di porvi rimedio, per tutelare il Tesoro della Chiesa, l'Eucaristia, e "riformare" il Cammino.
La lettera aperta è del 2013, quindi ormai datata: possiamo però constatare che per Kiko è rimasta lettera morta, e quindi concludere, parafrasando una frase citata dal suo autore:

"ECCLESIA SEMPER REFORMANDA, ECCLESIA KIKA NUMQUAM"

(la Chiesa deve sempre riformarsi, la chiesa di Kiko mai).


UMILE PROPOSTA DI MIGLIORAMENTO DELLA PIETÀ EUCARISTICA DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE, DA PARTE DI UN SEMPLICE SACERDOTE DEL CAMMINO A BARCELLONA (SPAGNA)
ECCLESIA SEMPER REFORMANDA
Kiko Argüello
Sede Internazionale del Cammino Neocatecumenale
Roma, Italia 
Stimato Kiko, sono un sacerdote del Cammino che cammina con la nona comunità di San Vincenzo dela Horte, vicino a Barcellona.
Un sacerdote mio amico, della diocesi di Sant Feliu di Llobregat (suffraganea di Barcellona), mi invitò a fare le catechesi. Io le feci perché mi attraeva, da molto tempo, l'idea di far parte di una comunità di cristiani, giovani e adulti, che vanno a predicare la Buona Notizia per le strade alla gente.
Mi piacquero le catechesi, ma la "catechesi" parallela del diavolo mi convinceva di più: «Come ti vai a mettere in una comunità di cui tu non sei responsabile? Tu sei un sacerdote, e un sacerdote deve essere lui a condurre, nel nome di Cristo!».
Perciò avevo deciso di non andare alla cerimonia della consegna della Bibbia, alla fine delle catechesi. Successe però qualcosa di sorprendente che mi spinse a cambiare idea.
Nel confessionale della mia parrocchia, durante una direzione spirituale, una giovane donna della Colombia, che non conosceva il cammino, mi disse: "Padre, mentre lei celebrava la messa, ho avuto la visione di un vescovo che le consegnava una Bibbia. Non ho capito perché un vescovo dovesse consegnarle la Bibbia, ma più tardi il Signore, davanti al Santissimo, mi ha detto: 'Tu dillo al padre, lui capirà'".
Questa stessa cosa la raccontai alla cerimonia della consegna della Bibbia, presieduta dal signor vescovo della diocesi Augustin Cortes.
Il giorno seguente quella giovane donna colombiana, che ha visioni e locuzioni interne del Signore e della Vergine fin da piccola, mi disse che, uscendo dalla chiesa parrocchiale, una voce malevola e tenebrosa le disse: "Questa me la pagherai molto cara!" 
Quindi è molto chiaro, per me e per molti, che il Signore vuole il Cammino e che il demonio non lo vuole. E soprattutto il demonio non vuole che noi sacerdoti entriamo nelle comunità, perché sa molto bene che sono un cammino di umiltà, e pertanto di salvezza, per noi e per molte persone! 
Però, Kiko, c'è qualcosa che mi preoccupa molto, ed è il motivo di questa lettera.
Mi preoccupa la carenza di pietà eucaristica e la carenza di attenzione e di delicatezza nel trattare l'Eucaristia.
Profanazione eucaristica - Messico
Un giorno c'era l'adorazione del Santissimo in una parrocchia del Cammino. Erano presenti tutte le comunità. Nessuno però si inginocchiò davanti al Signore.
Una volta ebbi l'occasione di fare una visita catechetica alla Sagrada Familia di Barcellona (sono stato lì 8 anni come seminarista diacono e vicario) con un gruppo di una cinquantina di seminaristi con i propri formatori, provenienti da vari seminari Redemptoris Mater della Spagna.
Quando andammo all'Agape in una parrocchia di Barcellona, dopo la visita alla Sagrada Familia, nessun seminarista e nessun formatore (sembrò a me) andò a salutare il Signore nel Tabernacolo.
Allo stesso modo ho osservato che praticamente nessuno delle comunità va a salutare il Santissimo prima e dopo l'Eucaristia.
Piuttosto, la cappella del Santissimo si trasforma in un ripostiglio dove lasciare le cose.

Parlando con un sacerdote latino-americano, commentava molto infastidito che nella sua parrocchia ha dovuto affrontare le comunità perché "non si inginocchiano (davanti al Santissimo) né mi rispettano come parroco quando richiamo la loro attenzione sopra questi ed altri temi importanti"
Inoltre mi preoccupa che, nel dare la comunione con coppe tanto grandi e tanto piene di vino, cada per terra (l'ho visto personalmente più di una volta, con gran dolore per la mia anima).
Un giovane mi spiegava recentemente che aveva smesso di assistere alle Eucaristie del Cammino perché aveva visto qualcuno, più di una volta, scuotere le briciole del pane dopo essersi comunicato.
Allo stesso tempo mi preoccupa (e ho sentito esprimere questa preoccupazione anche da laici) che si dà la comunione a tutto il mondo senza avvisare preventivamente che è necessario essere in grazia di Dio per comunicarsi degnamente. 
Kiko, molti ci accusano di non avere sufficiente amore per Gesù, realmente presente nell'Eucaristia. E l'accusa ha un certo fondamento.
L'Eucaristia, come tu sai molto bene, è il Tesoro della Chiesa. Lì è realmente presente il Signore, nostro Dio e Redentore.
Mi rallegra sapere che, nella Casa del Cammino in Galilea, vicino al lago di Tiberiade, c'è l'adorazione perpetua del Santissimo, con un seminarista del Cammino sempre presente. 
Kiko, è urgente che arrivi da parte tua a tutte le comunità un segnale di allarme: trattiamo con tenerezza l'Eucaristia!!
  • Inginocchiamoci davanti al Tabernacolo. Lì c'è il Signore!
  • Che le cappelle del Santissimo siano sempre rispettate come luoghi di preghiera e di adorazione;
  • Che i sacerdoti del Cammino facciano lo sforzo di essere disponibili per le confessioni prima dell'Eucaristia perché la gente possa comunicarsi in Grazia di Dio;
  • Diamo la possibilità di ricevere l'Eucaristia in ginocchio e direttamente alla bocca. E avvisiamo che quando la si riceve in mano, lo si faccia con molta attenzione e cura;
  • Che il Sangue di Cristo venga ripartito in calici più piccoli e sempre in modo da impedire che il Sangue di Cristo vada a terra (per esempio, con un corporale o purificatore sotto la bocca e mai passando il calice oltre i banchi e le sedie, in difficile e precario equilibrio).
Kiko, che nessuno possa provarsi a dire che non amiamo a sufficienza Gesù, realmente presente nell'Eucaristia. Al contrario, che si possa dire: "Nessuno vezzeggia e tratta con tanta tenerezza l'Eucaristia come quelli del Cammino".
Sono convinto, Kiko, che se questo si realizzerà, il Cammino di moltiplicherà per 10 e per 100. E allora sì che saremo pronti per evangelizzare la Cina e per la Nuova Evangelizzazione del Mondo intero.
Che la Vergine Maria, Fondatrice, Madre e Regina del Cammino, ci aiuti con la sua potente materna intercessione.
Che ci aiutino anche tutti gli Angeli, Santi e Sante del Cielo.
Amen. 
Ricevi l'abbraccio di un sacerdote che ti ammira e prega per te, per Carmen e per il Padre Mario. E, a partire da oggi, per tutta l'equipe internazionale di Roma. Un saluto speciale al Padre Sotil, catechista dei catechisti della mia parrocchia, sacerdote del nostro episcopato e mio buon amico.
un semplice sacerdote di Dio Altissimo
Sant Feliu de Llobregat (Barcellona, Spagna) 24 ottobre 2013
Festa di S.Antonio Maria Claret, sacerdote catalano, fondatore dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria, infaticabile Apostolo, come te, Kiko, dell'Amore di Dio
Nota: un giorno ho accompagnato padre Farnés, già anzianotto, a casa sua, dopo la celebrazione della festa patronale della parrocchia vicina. Naturalmente, durante il tragitto, abbiamo parlato di tutte queste cose ed egli mi ha ascoltato con attenzione.
Lo considero qualcosa di provvidenziale perché, come disse lui stesso all'inaugurazione dell'Istituto di Teologia di Barcellona, diversi anni fa, davanti a te e a Carmen e al Cardinale di Barcellona, Carles, in una sala delle riunioni del Seminario Conciliare Diocesano affollata di gente che ti ascoltava con entusiasmo: «a Barcellona possiamo essere orgogliosi di dire che qualcosa di così grande come il Cammino Neocatecumenale è nato "liturgicamente" nelle classi del prestigioso Istituto di Liturgia di Barcellona».
Ebbene, da Barcellona, da parte di un semplice sacerdote che cammina in una delle mille e mille comunità del Cammino sparse nel mondo, parte una umile, ma allo stesso momento ambiziosa, iniziativa di migliorare la nostra pietà eucaristica, che darà senza dubbio molto frutto se tu consideri opportuno, Kiko, proporla a tutti con l'aiuto di Dio e della Madre di Dio.
ECCLESIA SEMPER REFORMANDA!

Alcune correzioni alla prima versione della lettera:
1. La lettera è stata inviata a titolo personale, non dalla Segreteria della Diocesi come Segretario della Diocesi, ma come semplice sacerdote di Dio Altissimo. Chiedo umilmente scusa per il difetto di forma della prima lettera.
2. Non si fa riferimento ai 10 seminari Redemptoris Mater di Spagna, ma solo ad alcuni di essi.
3. Si corregge l'espressione "maltrattatori dell'Eucaristia" con "non sufficiente amore"

 

N.B.: attiro l'attenzione dei lettori sul fatto che questo sacerdote ha scritto una lettera aperta, diffusa pubblicamente, e non solo, l'ha corretta e ripresentata, togliendo un'espressione che feriva le delicate orecchie dei suoi confratelli, "maltrattatori dell'Eucaristia", ma avendo cura di reinserirla in nota, perché comunque rimanesse agli atti.
Personalmente, conoscendo gli standard neocatecumenali, io l'ho trovato coraggioso e per questo ho voluto proporvelo.
Non vi sfuggirà certo il fatto che lo strumento della lettera aperta equivale ad una denuncia pubblica, alla quale ci si rassegna quando tutti ma proprio tutti i tentativi di dialogo interno sono falliti.
Se tutti i sacerdoti che, nella massima buona fede, hanno aderito al cammino avessero lo stesso coraggio, di certo non saremmo qui a discutere di eresie, abusi e via discorrendo.
Un sacerdote si lamenterebbe dello scarso rispetto dell'Eucaristia, un altro delle violazioni del foro interno, un altro ancora delle esegesi di stampo luterano. Ci sarebbe chi corregge gli svarioni di storia dell'arte, altri quelli di fisica e di astronomia. Le bozze non corrette dei mamotreti verrebbero appunto corrette, e i direttori non dovrebbero più essere secretati.
Non pretendo che questo sacerdote, presbitero neocatecumenale, emuli un padre Zoffoli, che in cammino mai sarebbe entrato.

L'unico problema che il Cammino neocatecumenale non risolve (parte seconda)

Nelle recenti convivenze di Inizio Corso è stato trattato  un argomento delicato, molto imbarazzante  per il Cammino Neocatecumenale, ma evidentemente così grave da dover essere affrontato con ampiezza ed insistenza.

Si prosegue l'analisi iniziata nella parte prima.

Inizio corso 2022/2023

Il delicato argomento della dipendenza da pornografia nel Cammino neocatecumenale viene ripreso nuovamente.
Nel mamotreto leggiamo infatti:

"INDICAZIONI AI CATECHISTI SUL DISCERNIMENTO
IN CASI DI DIPENDENZA (Internet, alcol, droghe, pornografia, ecc.)
Il Rito dell’Iniziazione cristiana degli Adulti, parlando degli Scrutini (n. 25,1), dice  che gli scrutini “mirano al duplice scopo sopra accennato, cioè a mettere in luce le fragilità,  le manchevolezze e le storture del cuore degli eletti, perché siano sanate, e le  buone qualità, le doti di fortezza e di santità, perché siano rafforzate. Gli  scrutini infatti sono predisposti per liberare dal peccato e dal demonio e  infondere nuova forza in Cristo che è via, verità e vita degli eletti”. È proprio dell’Iniziazione cristiana illuminare e curare le “manchevolezze e le storture del cuore degli eletti perché siano sanate”: la Chiesa ha coscienza di ciò che c’è nel cuore degli eletti, come proprio del cuore dell’uomo ferito dal peccato."

Ora, se torniamo a quanto detto dal presbitero neocatecumenale Pezzi, colui che si è fatto formare dai due laici Carmen e Kiko nei primi anni '70 dello scorso secolo, ci rendiamo conto che ha riportato una frase del RICA, (Rito di Iniziazione dei Cristiani  Adulti, cioè percorso di preparazione al nattesimo per gli adulti): ha riportato cioè che gli scrutini servono "a mettere in luce le fragilità,  le manchevolezze e le storture del cuore degli eletti, perché siano sanate" omettendo la prima parte del paragrafo, in cui si specifica che si tratta di riti celebrati nel corso tre Messe di Quaresima dal sacerdote o dal diacono; 

chi ascolta (e si fida delle parole del presbitero senza controllare) è portato a credere invece che il RICA stesso preveda un vero e proprio esame del candidato atto a portare alla luce le sue fragilità eccetera, il che è esattamente  ciò  che i catechisti neocatecumenali fanno subire ai loro adepti nel corso dei loro scrutini: dei veri e propri interrogatori pubblici sulla vita privata ed intima del neocatecumeno, spesso una scarnificazione della coscienza.

Stabilita questa prima grossa "bufala", senza nessuna difficoltà  visto che l'uditorio è già aduso da decenni a questo errore (ma dobbiamo ricordare che questa  catechesi dovrà essere riportata dal presbitero o dal catechista dell'equipe a tutte le comunità del Cammino, anche a quelle più  giovani e ancora senza esperienza nel corso delle convivenze "di riporto"), don Pezzi prosegue a vele spiegate affermando:

"In alcuni casi queste “storture” possono assumere forme di addizione grave che hanno bisogno dell’intervento di uno specialista, cioè non è sufficiente il processo normale di iniziazione cristiana, con i tempi propri di essa, perché la “ferita” ha  bisogno di essere affrontata con una cura appropriata. Dove e quando questo si dà – pochi casi e ben definiti – si può (e anche si deve) ricorrere al “medico specializzato”."
N.B: con "addizione" il presbitero non intende parlare di operazione matematica, ma probabilmente intende una "dipendenza".
 
Hanno il rimedio per tutti i mali...
 
Cosa si intende qui in particolare? Che alcune problematiche personali del soggetto che ha avuto la disgrazia di entrare nel Cammino  neocatecumenale, invece che essere confidate nel confessionale per ricevere sia l'assoluzione sacramentale, sia la direzione spirituale  da parte del sacerdote, vengono prima di tutto confessate in pubblico nel corso dello scrutinio-interrogatorio, in secondo luogo diventerà  materia di esame da parte di un pool di laici senza alcuna preparazione psicologica che dovrà decidere se la "stortura" è  "meno grave" e quindi possono trattarla loro con comodo (come non si sa...) oppure se è  grave e va consultato uno specialista.
Ricordiamoci che questa seconda opzione, pur suonando come un campanello di allarme - visto che appunto, tali decisioni debbono essere prese individualmente e con la guida del solo sacerdote, tenuto al segreto confessionale o adempiendo al ruolo di direttore spirituale, oppure anche, se si tratta di un minore, con l'aiuto dei genitori - sono pur sempre sempre un "progresso" visto che fino a poco tempo fa i catechisti neocatecumenali pensavano di risolvere anche i problemi psichici più gravi con la propria illuminata saggezza e a suon di urlacci.

Andiamo avanti. Continua don Pezzi:

"A questo proposito è di fondamentale importanza non confondere i due campi e i  ruoli distinti degli attori che possono intervenire:
1. Nell’iniziazione cristiana è il “catechista” – l’equipe che la porta avanti 
Prima un colloquio privato con il capo equipe e poi con tutta l’equipe e con il 
presbitero a stabilire modalità e tempi per sanare manchevolezze e storture, secondo il  processo di iniziazione e con i mezzi adeguati;
Andare a pregare 3 giorni in monastero o altre soluzioni, andare a messa tutti i giorni".

 
Il team dei catechisti diagnostica la patologia

È  chiara la successione del protocollo di intervento? Prima lo scrutinio davanti a tutti, in cui il singolo "confessa" la sua dipendenza e tutti ma proprio tutti, la sanno. In secondo luogo il colloquio privato con il capo équipe. Chissà  a cosa serve questo colloquio. Poi con tutta l'equipe  e, bontà  loro, il presbitero, per decidere come "sanare le storture".
Poi prosegue con i consigli. Mentre alle coppie in crisi li mandavano a fare il viaggio di nozze, anche qui hanno il "pacchetto" di soluzioni bell'e pronte: 3 giorni a pregare oppure a Messa tutti i giorni. Soprattutto la seconda delle due sarebbe un consiglio da dare a tutti sempre, invece i catechisti se lo riservano  per trattare i casi che sfuggono al loro controllo e per cui non basta la messinscena del sabato sera.
Di seguito vengono le distinzioni:
"2. Nel caso della dipendenza è il medico che deve operare secondo le procedure proprie della “medicina”. Può sorgere un problema dovuto alla particolare  condizione della dipendenza che toccando un ambito non fisico, ma  psicologico (neurologico e quant’altro), può sovrapporsi al campo spirituale  proprio dell’iniziazione cristiana, confondendosi con il compito proprio del  catechista.
Qui bisogna essere chiari: il catechista non può diventare psicoterapeuta, curando una addizione grave che non è di sua “competenza”, e lo psicoterapeuta non deve  diventare catechista, perché anche questo non è di sua competenza. Anche se il  catechista ha una formazione specifica nel settore.
Il catechista è chiamato a fare un discernimento con la grazia del suo ministero catechetico vedendo se ci sono segnali seri che fanno sospettare una dipendenza e se è il caso invitare quella persona a sottomettersi con umiltà alla valutazione di uno  specialista per accertare il reale livello della dipendenza e se essa richiede l’intervento dello specialista. Passo previo il sacramento della riconciliazione che aiuti in questo  percorso".
Qui vediamo come la confessione è  consigliata solo come un "passo previo", una formalità  a cui essere avviati da parte dei catechisti; gli stessi che poi valuteranno se e quando avviare il tapino dal medico o dal neurologo o altro specialista.
Bontà sua, il Pezzi consiglia ai catechisti di non vestire il camice bianco e operare direttamente sul paziente, dopo aver diagnosticato il male e inviato la persona dal prete per la "formalità" della confessione.
 
Catechista discernente all'opera

Certo non sappiamo esattamente da dove tragga la convinzione che "Il catechista è chiamato a fare un discernimento con la grazia del suo ministero catechetico" anche perché non ci risulta che i catechisti praticoni neocatecumenali siano stati investiti di alcun ministero catechetico e che soprattutto tale ministero dia loro il compito di occuparsi dei problemi di salute e soprattutto di situazioni che riguardano il foro interno del singolo.

La preoccupazione di don Pezzi però è che gli eventuali gruppi di recupero non distolgano l'adepto dalla frequenza del Cammino: sa bene che uno dei primi consigli di qualsiasi psicologo sarebbe quello di cambiare "ambiente", visti gli effetti negativi che esso provoca. Quindi si cautela:
"È bene indirizzare questa persona a gruppi di terapia cattolici o almeno rispettosi del percorso di fede della persona – on line o di presenza a seconda della scelta dell’interessato – che possano aiutarlo nel processo terapeutico di guarigione."
E anche:
"Per venire incontro alla necessità di trovare Istituzioni o Centri che si occupano della prevenzione a queste dipendenze o del recupero delle persone può essere utile cercarle nell’ambito delle proprie Chiese locali, verificando però che siano in sintonia 
– o che per lo meno non si oppongano – al percorso di fede delle persone."
... e cioè  che non si oppongano alla frequenza  del Cammino neocatecumenale.
Perché  il loro obbiettivo  non è  il benessere psichico e spirituale  della persona, ma l'interesse del loro movimento.

Ma, siccome il peggio non ha mai fine, addirittura il dottor Pezzi (dottore honoris causa, sicuramente dopo questi suoi interventi, in psicoterapia dell'età  dello sviluppo) attribuisce al RICA l'affermazione che il lavoro del terapeuta non deve interferire con il sacro compito del catechista neocatecumenale!

Sentite cosa dice a questo proposito:
"Sulla base di quanto affermato dal RICA (OICA) appare anche ben definito il lavoro del terapeuta che non dovrebbe mai interferire né sovrapporsi al cammino di fede del paziente, perché esso mira a “liberare dal peccato e dal demonio” e infonde “una forza nuova in Cristo”"

Appare appena il caso di ricordare che nel RICA è  il rito, detto Scrutinio, che viene celebrato dal sacerdote o dal diacono nelle tre domeniche di Quaresima, con le letture le preghiere e le benedizioni a liberare dal demonio e a dare una nuova forza in Cristo, non le follie da "piccolo chirurgo" e "medico fai-da-te" dei seguaci del tuttologo Kiko!

Il RICA, d'altra parte, si occupa della preparazione  del  candidato a ricevere il Sacramento  del Battesimo, non prevede interrogatori e intrufolamenti  nel foro interno del catecumeno da parte di ignoranti laici camuffati da esperti discernenti.

Il RICA non si occupa di recupero da pornografia o altre dipendenze. Il RICA non mette di mezzo terapeuti, psicologi o altro, soprattutto Il RICA non si sostituisce alla coscienza del singolo ne' tantomeno all'educazione e all'accudimento dei genitori nel caso di minori.

 
Se facessero a certi iniziatori
il test delle macchie di Rorschach...

Inizio corso 2024/2025
 
Anche nel mamotreto del 2024, si continua a battere sempre sullo stesso chiodo: le dipendenze, al punto tale che viene allegato un video, dal titolo “Dipendenze, pornografia e musica trap – Quando la ricerca della felicità spalanca le porte dell’inferno” e un intero allegato viene dedicato all'informativa sui Gruppi di recupero per le dipendenze.
Il video viene introdotto, sempre da don Pezzi, delegato a trattare l'argomento, con queste parole:
"Ora vedremo un video che ci aiuta a comprendere il grande dramma della pornografia e dell’inganno in cui cadono tanti giovani, anche attraverso la musica, soprattutto la musica trap. Alcuni fratelli, anche giovani, vanno al cammino, vanno alla parola, vanno all’eucarestie, eccetera, ma hanno una doppia vita, doppia vita, allo stesso tempo frequentano locali di pornografia o vedono pornografia e dopo, quando decidono di lasciarli, si lamentano che non possono riprendere un cammino come loro pensavano, perché sono intrappolati in queste menzogne e si va rovinando il cervello. Se questi abusi arrivano a un certo punto, ci si può riprendere, ma superato un limite non si può riprendere. Abbiamo consultato il dottor Gandolfini, e se avete pazienza di ascoltarlo, vedrete, per es., come la musica trap, la musica che quel giovanotto ascolta, ne diventa vittima: il fatto di quel ragazzo che esce di casa, dopo aver ascoltato questa musica e uccide la prima ragazza che trova… I ragazzi non si rendono conto. Per questo è importante vigilare e, come abbiamo detto, sfruttare i mezzi che la Chiesa ci dà, che sono soprattutto i sacramenti. Non lasciare la comunità. Va bene, allora, speriamo che vi serva. L'altro video sarà migliore".
Grande confusione, ma ciò che si coglie è la preoccupazione di avere un certo numero di giovani, e non solo, che pur frequentando il Cammino, sono soggetti a dipendenza dalla pornografia. La soluzione è sempre "non lasciare la Comunità": ci chiediamo come mai una tale emergenza non si verifica in altri movimenti o realtà cattoliche (Opus Dei, Focolarini, Rinnovamento...) e se invece non sarebbe il caso di verificare se non c'è qualche problema o qualche errore proprio nella proposta neocatecumenale, nell'educazione e nei messaggi che trasmette, direttamente o indirettamente ai giovani, e non solo ai giovani.
 
Caricatura francese sulla epidemia della pornografia 
 
In conclusione, tutto questo sforzo organizzativo - ormai da vari anni a questa parte l'allarme dipendenze è continuo e costituisce l'argomento principe dell'Inizio corso neocatecumenale - cela il fallimento della formazione del Cammino, e il tentativo di dare valenza ecclesiale al proprio operato stravolgendo il testo dell'iniziazione dei catecumeni al battesimo è fin troppo evidente.

Il presbitero don Pezzi non è comunque nuovo a queste discutibilissime operazioni sui testi del Magistero cattolico, e in particolare su quello del RICA. Rimandiamo alla lettura delle dichiarazioni fatte nell'Inizio Corso del 2017 (parte 1 e parte 2).

Un'ultima osservazione  riguarda la strategia neocatecumenale: quando si tratta di stilare delle linee guida per la difesa dei minori e dei fragili dall'abuso sessuale e psicologico, si rifiutano dichiarando d'essere una fondazione e non un'associazione; quando invece si tratta di fare interventi pesanti e senza alcun controllo sulla vita dei propri adepti, allora si dimenticano d'essere una fondazione e si mettono a fare i super-psicologi, in grado di definire quando, per esempio un minore nell'età dello sviluppo, sta attraversando una normale crisi o è in un momento di fragilità (o così dichiara d'essere) o quando si tratta di una situazione scompensata o di una patologia. Ma soprattutto la cosa più grave è  che lo fanno a partire da una violazione del foro interno che chiamano "scrutinio" mistificando lo scrutinio dell'iniziazione cristiana degli Adulti.

Che dire in conclusione? 

Possiamo solo fare un' ipotesi per spiegare questa enorme contraddizione negli insegnamenti dei leader 'spirituali' del Cammino neocatecumenale, questa ammissione di sconfitta e addirittura questa isteria di Kiko Argüello, solitamente così tollerante, fino al compiacimento, dei peccati "contra sextum" dei propri adepti.
 


L'ipotesi è la seguente.
 
Ormai gli scandali sessuali (pedofilia, violenze sessuali, incesti, perversioni di ogni tipo) che hanno come protagonisti e vittime membri del Cammino non possono più essere completamente coperti e tacitati: sono diventati di pubblico dominio. Sono un'emergenza, un bubbone così grande da non poter più essere celato.

E allora che si fa? Si ammette di aver sbagliato completamente indirizzo? Di non aver saputo educare i propri giovani alla continenza, al dominio di sé, alla castità? Di aver nutrito invece le loro fantasie fattesi morbose con il miraggio di poter soddisfare tutte le proprie voglie vantandosi di raccomandare o addirittura comandare rapporti continui, senza limite di periodi mensili, di necessità di recupero, di problemi economici, di età, di salute fisica e psicologica?
Di aver promesso l'Eldorado del sesso, addirittura benedetto da Dio?

Naturalmente no. Di fronte ai problemi che montano e non possono più essere nascosti, si invoca la 'malattia' causata dal mondo, dai social cattivi, dalle brutte compagnie. Una malattia che stranamente il taumaturgico Cammino non può curare, e sul cui insorgere declina ogni minima responsabilità.

L'unico problema che il Cammino neocatecumenale non risolve (parte prima)

Nelle recenti convivenze di Inizio Corso è stato trattato  un argomento delicato, molto imbarazzante  per il Cammino Neocatecumenale, ma evidentemente così grave da dover essere affrontato con ampiezza ed insistenza.
 


Inizio corso 2019/2020
Già nella  convivenza di Inizio Corso 2019-20, don Pezzi, membro della equipe internazionale del Cammino neocatecumenale con Ascension Romero e Kiko Argüello,  ha fatto un intervento  assolutamente in controtendenza rispetto a ciò che siamo abituati a sentire in queste occasioni esclusivamente auto-celebrative.

Don Pezzi cioè,  in quell'occasione, ha ammesso che esiste un problema grave e diffuso tra i membri delle comunità del Cammino neocatecumenale: la dipendenza da pornografia. Ne aveva trattato addirittura gli aspetti medici ed aveva dichiarato che per guarire da questa dipendenza, la frequentazione Cammino, la "fede forte", l'obbedienza ai catechisti, la vendita dei beni, la preghiera notturna sotto le indicazioni di Kiko NON BASTANO.
 
Ecco le sue precise parole:
"Per i fratelli del cammino neocatecumenale che sono caduti in questo precipizio è indispensabile continuare il cammino e allo stesso tempo frequentare un GRUPPO DI RECUPERO che normalmente si svolge una volta la settimana."

E, prevedendo le facili obiezioni di chi da sempre è stato abituato a credere che il Cammino ti SALVA da ogni cosa, dal divorzio, dalla morte, dall'egoismo, dalla noia, dal fallimento, da TUTTO, continua:
"Alcuni dicono: ma non ti basta il cammino? Non ti basta la Parola di Dio? Obbedisci a noi e non vedere più pornografia! E non sanno che sono ammalati, che hanno bisogno come tutti gli ammalati di un aiuto ulteriore, complementare. Il fatto di frequentare il cammino fedelmente e una volta alla settimana, si trovano per aiutarsi vicendevolmente per uscire dall’inferno, questo va molto bene e non dobbiamo scandalizzarci. "
Leggendo tali affermazioni, viene spontaneo a chi conosca da sufficiente tempo il Cammino, e ne ha una visione critica,  il constatare che è un peccato che queste raccomandazioni non le abbia formulate l'iniziatore Kiko, che ha a suo tempo raccontato, come è stato trascritto nei mamotreti, di aver redento alcolisti, violenti, ladri, e addirittura di aver guarito pure UN PEDOFILO semplicemente dimostrandogli di poter essere come lui.
Inoltre, ha asserito di essere in grado di curare i PROBLEMI SESSUALI delle coppie.
Tali proprietà taumaturgiche naturalmente si estendono ai catechisti del Cammino, dai più grandi ai più piccini; oltre alle decine, centinaia, migliaia di dichiarazioni di guarigione completa da alcolismo, ludopatia, tossicodipendenza e altre dipendenze con il solo kerigma neocatecumenale e l'obbedienza ai catechisti.
 
"Il ciarlatano" di Bernardino Mei

Però, nonostante le ammissioni di don Pezzi, non si è preso atto del fatto, ben noto agli ex neocatecumenali, che il Cammino non risolve i problemi, ma li maschera, li appanna temporaneamente, e questi ritornano, spesso più forti di prima.

Infatti, alcuni capoversi precedenti riportano don Pezzi ribadire l'onnipotenza dei catechisti neocatecumenali e la necessità di obbedire loro supinamente per uscire dalle situazioni più gravi, citando le parole di Kiko Argüello.

Queste le sue parole:
"Kiko nelle sue catechesi ha citato spesso un episodio tratto dei Padri del deserto: quando una persona cade in un pozzo si trova in una situazione dalla quale non può uscire da solo. L’unico modo di uscire dal pozzo è che qualcuno da fuori del pozzo faccia scendere una corda e se veramente il malcapitato vuole uscire deve legarsi fortemente la corda attorno al corpo così che possa essere tirato fuori dal pozzo. E Kiko commentava: colui che ti può tirar fuori dal pozzo è il tuo catechista che Dio ti ha dato - NON IL CONFESSORE e dopo dirò perché -, la corda che ti butta per salvarti si chiama “obbedienza ”. Se ubbidisci uscirai dal pozzo."
Tanto che :
"Abbiamo visto in questi anni alcuni fratelli – grazie a Dio - che hanno terminato il percorso neocatecumenale e alcuni che avevano celebrato il matrimonio spirituale con la propria comunità, sono CADUTI magari lasciando moglie e figli o il marito e figli, oppure IL LORO ZELO SI È ANDATO SPEGNENDO E HANNO LASCIATO LA COMUNITÀ."
E continua:
"Sono pochi casi, ma se non si è fatta – come ripete tante volte Kiko – la rinuncia ai beni, se non si è preso con serietà il cammino, prima o poi si crolla"
Anche qui comunque riscontriamo una piccola ammissione:  alcuni fratelli, pur 'adulti nella fede' hanno abbandonato la famiglia o 'il loro ZELO si è andato spegnendo e hanno lasciato la comunità' (attenzione: lasciare la comunità è paragonato all'abbandono della famiglia naturale, perdere lo zelo per il Cammino è considerato un venir meno al proprio solenne dovere ed impegno, quello di morire per e nel Cammino neocatecumenale!).

Ad ogni modo un motivo viene fornito, e non che il Cammino sia insoddisfacente, opprimente, alienante, coartante, eretizzante, ma: non si è preso con serietà il Cammino, non si è obbedito ai catechisti e non si è fatta BENE la RINUNCIA ai beni.

Quindi da un lato ammette che il Cammino NON BASTA, dall'altro ribadisce che ogni problema potrebbe essere evitato, basterebbe fare BENE il Cammino, RINUNCIARE AI BENI, obbedire ai catechisti.

Perché obbedire ai catechisti?
Ma perché essi, per ispirazione dello Spirito Santo, sanno tutto di te, sanno tirarti su dal pozzo più profondo (LORO SÌ, IL CONFESSORE NO).
I catechisti, lo abbiamo dimenticato?, sono addirittura dei terapeuti del sesso, in grado di insegnare alle coppie a fare l'amore, capaci di risolvere problemi e disfunzioni sessuali, frigidità, impotenza...
"Noi abbiamo visto che moltissime coppie che avevano frustrazioni tremende, nelle quali l’uomo era arrivato all’impotenza e la moglie alla frigidità.., che cosa è successo?
E’ bastato che entrassero nel cammino e cominciassero a parlare con i loro catechisti, e che questi gli dicessero come devono fare l’atto sessuale (quanto tempo era che non vivevano il sacramento, ossia che non facevano di questo atto un atto sacro?  Benedire il Signore prima e offrirsi l’uno all’altra come Cristo si offre alla sua Chiesa) perché immediatamente cominciassero a recuperare piacere sessuale, perché l'atto sessuale cominci a non essere fonte di frustrazione né fonte di vizio o di perversione."
Che cosa è successo da pochi anni a questa parte per convincere don Pezzi e Kiko che i catechisti neocatecumenali, capaci di far risorgere i morti dai loro letti (è proprio il caso di dirlo) non sono in grado di risolvere il "problemino" della dipendenza da pornografia?
 
Dal 'Giudizio Universale' alla Domus:
l'uomo legato alla colonna è
il fornicatore impenitente.

Inizio corso 2020/2021
Anche nella  convivenza di inizio corso 2020/21 don Mario Pezzi è ritornato sull'argomento della dipendenza dalla pornografia, dicendo ai catechisti presenti:
"Vi lasciamo una nota scritta su come potersi iscrivere a questi corsi che non sono del Cammino neocatecumenale, ma sono un’associazione del Vicariato di Roma. Ciascuno si può iscrivere nell’anonimato, senza dire chi è, neanche se è prete, se è sposato: basta iscriversi e viene affidato a un gruppo che già sta funzionando. Quest’anno abbiamo visto molti miracoli e molti fratelli hanno cominciato ad essere liberati da queste schiavitù." 

Prendiamo atto del fatto  che i massimi leader del Cammino neocatecumenale ammettono la propria sconfitta di fronte alla invincibile dipendenza dalla pornografia dei propri adepti, dei catechisti, persino dei presbiteri: sono letteralmente assediati da questo vizio, e non è più il Cammino a fare miracoli, ma devono ricorrere ai corsi degli psicologi e ai gruppi di auto-aiuto,  a cui indirizzano i catecumeni che prima delle Lodi alla mattina si dedicano a YouPorn.

Kiko subito dopo inveisce: 

 "Non possiamo essere apostoli schiavi della pornografia, di donne nude, di porcherie, non è possibile! Una cosa o l’altra: vai al mondo, vai con tutte le donne nude che vuoi, ma non puoi stare qui. Bisogna chiarire questo! Dobbiamo aiutare i nostri fratelli, salvarli dal demonio, dall’inferno, dalle porcherie schifose, dalla pornografia, da cose che sono completamente demoniache e contrarie all’annunzio del Vangelo. Non è possibile stare con un piede nell’inferno e con l’altro nel cielo, non è possibile, nel cielo non accettano questo e ti cacciano via.

Ma come, Kiko? Ora cacci via i peccatori? I poveri e ciechi e zoppi? I malati? Perché questa è una malattia, ha appena spiegato don Pezzi... 

E il tuo Cammino? Non fa più miracoli?

Il fondatore, iniziatore e padre spirituale Kiko è stato messo alle strette: c'è un peccato di fronte al quale gli Apostoli catechisti del Cammino non possono fare nulla: anzi, sono proprio loro i primi ad esserne schiavi. Altroché  terapeuti del sesso! Schiavi di un peccato che, per Kiko Argüello, merita solo la condanna, la cacciata e l'inferno. 

Un peccato vergognoso di fronte al mondo, che non può più essere nascosto.  

Un peccato che ora viene dichiarato inammissibile, mentre i peccati sessuali in Cammino fino a ieri erano addirittura "voluti da Dio" per rivelare la propria insufficienza umana, al punto tale da far dichiarare in uno scrutinio ritenuto esemplare tanto da essere inserito nel mamotreto: "Il Signore ha fatto sì che attraverso la sua Parola, attraverso la comunità, io cominciassi a vedere che ero un maiale".

(continua)


23 marzo 2025

Kiko, la collera di Dio

È il leader del più potente movimento neoconservatore della Chiesa, con un milione e mezzo di seguaci in 106 paesi e 70 seminari.
Un visionario carismatico, che difende i dettami più intransigenti del cattolicesimo. Il suo gruppo, "i kikos", agisce nella più completa segretezza. Questo è Kiko, e questo è il suo movimento.
 
Il profeta Elia visto da Kiko

- Bene, amico mio, vuoi convertirti?
- Ma io sono già convertito.
- Sei convertito, dici? Sì! Sì! Sì! Sei convertito...
Ma io intendevo chiederti se vuoi entrare in Cammino.

Ogni momento è buono per attrarre nuovi seguaci. La prima conferenza stampa in più di 40 anni fatta da Kiko Argüello, il fondatore ed il capo del Cammino Neocatecumenale, il più potente movimento neoconservatore nella Chiesa Cattolica, comincia e finisce con i giornalisti in piedi, a recitare il Padre Nostro.
Alcuni non lo sanno, e balbettano. È uno spettacolo che val la pena di vedere.

Argüello, 69 anni [nel 2008, ndt], un uomo asciutto, un po' curvo, con una barbetta luciferina, capelli bianchi, un viso rude ed arrossato, occhi appesantiti.
Indossa un vestito a righine nero, camicia e cravatta scura. Stretta in mano, una Bibbia con copertina di pelle. Nei momenti di tensione, si accende una sigaretta senza filtro dopo l'altra che finisce in un attimo. Ha una voce da protagonista, arrochita dal tabacco, dal canto dei salmi e da migliaia di sermoni. Sembra un predicatore da film western.

È la terza volta che chiede al giornalista se vuole convertirsi. Con il braccio paternamente appoggiato sulle sue spalle. Lo ha interrogato sulle sue idee religiose anche durante altri incontri: 'Credi in Dio?' 'Sei battezzato?' 'Quanti figli hai?' 'Dammi un bacio'. D'altra parte, ci è voluto molto tempo prima che gli concedesse un'intervista come si deve. Argüello diffida di 'El País'. 'Perché vuoi scrivere del Cammino per un giornale agnostico e di sinistra? Per farmi un bidone? Ho preso tutte le copie di 'El País' che parlavano male di me e del cardinal Rouco (vescovo di Madrid). I fratelli mi hanno avvisato di non parlare con te. Se lo faccio, è perché ti amo'.

Argüello non dialoga con i media critici verso la sua linea politico-religiosa. 'Perché perdere tempo?' ed anche con gli altri, il minimo. Non concede interviste. Spingerlo a concretizzare le sue idee è inutile: svicola in discorsi farraginosi sulle proprie esperienze di vita. È un maestro del monologo. I suoi seguaci non sanno dove, come e con cosa viva. La maggioranza di loro non lo conoscono personalmente sebbene finanzino il Cammino con le loro donazioni.


I discepoli, una volta passato il 'secondo scrutinio' (un esame personale che viene fatto dopo i primi anni di Cammino) devono versare alla comunità il 10% delle loro entrate: la decima. Se anche il coniuge è in comunità, ambedue devono versare la medesima percentuale. Nessuno sa dove vada a finire questo danaro e come sia amministrato. Non ci sono fatture. Solo, alla fine della celebrazione, un 'fratello' fa il giro con un sacchetto di plastica (lo chiamano 'sacco della spazzatura') nel quale ognuno mette dentro ciò che può, da pochi euro a un braccialetto d'oro o il lascito di un appartamento. Il sacchetto viene fatto circolare finché non si raggiunge la cifra prefissata dai responsabili. Sono momenti di suspense. Quanti giri dovrà fare? Durante la costruzione della Domus in Galilea, la grandiosa sede del Cammino in Israele, l'iniziatore chiese 1000 euro a ciascuno dei discepoli per completare l'opera. Mentre il sacco veniva fatto circolare, cantavano: 'Guardate i gigli dei campi, non lavorano e non tessono, ma vi dico che neppure Salomone nella sua gloria vestiva come uno di loro'.
Per andare avanti nel cammino, è necessario liberarsi delle proprie ricchezze.

Sono quelli che ingrassano economicamente la sua organizzazione, sebbene Kiko raramente venga a contatto con i suoi seguaci della base. Viaggia continuamente per il mondo. Dice di sostenersi con le elemosine.

Nello stesso tempo tiene un filo diretto con il Vaticano. E, per i suoi fedeli, con Dio stesso. 'Kiko non si è inventato nulla, è lo Spirito Santo ad averlo ispirato'.

Kiko è celibe e veste di nero, ma non è un prete.
'Non si metterà mai agli ordini di un vescovo' spiega un suo antico seguace. Predica, ma non ha una formazione teologica. Risolve i conflitti esistenziali dei suoi adepti, ma non è uno psicologo. 'Chi è Kiko?'. Si definisce un artista. 'Un poveraccio, un peccatore. Il giorno più felice della mia vita sarà quando morirò. Pregate per me'. Se viene interrogato sul culto della personalità che ruota intorno a lui, diventa rosso e risponde con aria poco amichevole: 'Nella Chiesa c'è sempre qualcuno che inizia'.
Dopo averlo ascoltato durante varie funzioni del Cammino ed averci parlato in una manciata di occasioni, ho avuto l'impressione che Kiko Argüello sia un ultraconservatore visionario; maestro nella parola e nel gesto; i suoi umori sono mutevoli: mistico, magnetico ed adulatore.
Ed anche il messaggero di tutta la collera di Dio.
'L'inferno esiste' rimarca. Tenace ed insistente. Dotato, dice un monsignore, di 'santa testardaggine'. Un allarmista. 'L'anticristo sta arrivando. L'Europa cammina verso l'apostasia'.
 
Testimonianze pubbliche

Secondo lui, un perseguitato. Un potenziale martire. Trasmette, senza distorsioni e senza errori, il messaggio che Dio gli ha comunicato. Con sicurezza di sé. Senza orpelli. Per ore. Con il linguaggio della gente comune. Crudo ed immediato. Descrive il Cammino come 'questo caos' oppure 'questo casino in cui ci siamo messi'. Parole viscerali, non teorie. Parla d'impulso, di getto. A volte, senza coerenza. Inzeppando il discorso di citazioni bibliche. Canta, danza, dipinge, entusiasma ed interroga il suo uditorio. 'Chi di voi non ha un parente divorziato? Vediamo... tu! Raccontaci la storia della tua vita. Quanti figli hai?'. È carismatico. È, qui in Spagna, la cosa più vicina ad un telepredicatore.
Dice che i giornali di sinistra lo strumentalizzano a fini politici. Ma il suo discorso è politico. Quando gli facciamo una domanda sulla situazione in Spagna, risponde sospettoso 'Disgraziatamente, le leggi del governo di sinistra stanno distruggendo la famiglia. Nei paesi del Nord i ragazzi sì suicidano a 20 anni perché vengono da famiglie distrutte. È il risultato del divorzio breve.'

Nelle sue risposte, Argüello condanna radicalmente i matrimoni omosessuali. I contraccettivi. L'aborto. L'eutanasia. Le idee socialiste. I separatismi. I progressisti religiosi. I vescovi tiepidi. E i gesuiti di sinistra. E i preti che non cedono le loro parrocchie al Cammino. E i vescovi che sono riluttanti a cooperare. Insomma, tutti quelli che non la pensano come lui.

Lui, ha idee molto chiare. '- Certo che il diavolo esiste. È un angelo caduto. È tra noi'.
'- E attacca anche te?' 
'- Attacca noi tutti. Ha preso il controllo dei vescovi per farli opporre al Cammino. Ci hanno fatto un sacco di danni. Il demonio è sempre pronto. Se sei sposato, sta lì in agguato per farti innamorare di un'altra donna. Ma nel Cammino, i matrimoni non si rompono. Sai perché?'
'- Non ne ho idea'.
'- Perché il rapporto d'amore fra due che hanno in loro la vita eterna è differente.
Una coppia che non si separa ha la vita eterna. L'amore di coppia si sviluppa e matura; la passione degli innamorati non è come l'amore di Cristo, che è un amore totale.'
'- E se le cose vanno male per la coppia?'
'- Per questo ci sono i fratelli della comunità. Quando un matrimonio è in pericolo, l'intera comunità prega per loro; li chiama e li sostiene; così li salva.'
 
Kiko Argüello  dottore honoris causa

Kiko Argüello vede il mondo in bianco e nero. La sessualità è la base della sua catechesi. Pornografia. L'omosessualità 'che è una malattia che può essere curata'. Il rifiuto dei contraccettivi 'Il 25% dei profilattici non funziona'. I suoi discorsi mettono in guardia sui rischi con o figli adolescenti. 'I genitori devono essere realisti e mettere in guardia le loro figlie sui pericoli ai quali si espongono vestendosi in certi modi, con minigonna esagerate o ombelico scoperto, se non vogliono un giorno avere la sorpresa di ritrovarle incinte o, ancora peggio, di scoprire che hanno abortito.' 
A Roma, durante la conferenza stampa del 13 giugno [2008], ci dice che il Cammino celebra l'Eucaristia il sabato sera, fra le altre cose, per evitare che i giovani vadano in discoteca a fornicare o ad assumere droghe; 'I giovani delle nostre comunità non fornicano, non assumono droghe e non si suicidano'.

Vuole rievangelizzare il mondo. Che al mondo piaccia o no. È la sua missione. Dalla vecchia Europa alla Cina, passando attraverso l'America Latina e le vecchie repubbliche sovietiche. Ha infatti inviato migliaia di famiglie e di seminaristi a catechizzare i più desolati angoli del pianeta. Li chiama 'Apostoli'. Un prete spagnolo, di stanza a Roma, ricorda la sua sorpresa nel trovare nel Kazakhstan una famiglia di Kikos di Valencia che predicava porta a porta.
'Stiamo rinnovando la Chiesa. Siamo i più attivi tra tutti i cristiani, incaricati della nuova evangelizzazione attraverso piccole comunità che vivono come i primi cristiani e che camminano insieme', spiega Argüello.

Quelli che conoscono Argüello sostengono che è orgoglioso, arrogante ed autoritario. Si considera alla pari di un qualunque porporato. Tiene sotto ferreo controllo la propria organizzazione fatta a cerchi concentrici che trasmettono direttamente le sue istruzioni. Non ha luogotenenti. Non c'è un direttore del Cammino, nessun addetto stampa né direttore finanziario. Egli stesso è l'iniziatore. Nessuno lo contesta. Egli è l'autore dei testi e dei simboli. Dell' estetica, della musica e dei canti; dei riti e degli usi; del linguaggio e del modo di vivere. E dello stile delle sue chiese, di cui egli stesso esegue gli affreschi di ispirazione neo-bizantina.
I suoi seguaci sono noti col nome kikos. Una chiesa parallela, che consiste, secondo Argüello, di un milione e mezzo di fedeli divisi in 16000 comunità incardinate in 6000 parrocchie di 106 nazioni; con 3000 sacerdoti, 1500 seminaristi in 70 seminari.
 
"Il MESSIA presente in noi..."

Quello che non dice è che sono entrati nelle Università e nei collegi; nella Conferenza Episcopale, nell'Esercito e nei mezzi di comunicazione. Dirigono i notiziari religiosi Zenit e H2O. Affollano le manifestazioni neoconservatrici contro i governi di sinistra a Roma e a Madrid. Sono la fanteria della Chiesa più intollerante. L'armata della resistenza al cambiamento. Alla loro testa, Kiko si dà un gran da fare a produrre nuove strategie ed iniziative. Deve catturare l'attenzione, smuovere i fedeli. La ruota deve essere tenuta in movimento. Gli piace esercitare il suo potere. Di fronte ai suoi adepti, sgrana ad alta voce una serie di defatiganti impegni in mezzo mondo. I suoi rapporti personali con i cardinali. Meglio essere perseguitati che ignorati. Dice 'È venuto il momento di evangelizzare'.
 
La sua biografia di leader visionario ricopre 44 anni e spazia dalle baracche di Vallecas (Madrid), circondato da zingari, ubriaconi e prostitute armato di Bibbia e chitarra, alle cene con il papa all'ombra del Vaticano.
Agli affreschi eseguiti nella cattedrale di Madrid. Alla realizzazione di una sede internazionale a sua immagine e somiglianza in Israele, sul Monte delle Beatitudini, dove Gesù Cristo cominciò a predicare, che fu inaugurato dallo stesso Giovanni Paolo II nel 2000.

Non è stata una strada facile, Kiko Argüello si è arrampicato con fatica. E con determinazione. E con quale idea? Che Dio provvederà? Al principio alcuni nella Chiesa l'hanno ritenuto eretico. Un luterano. Un folle. Un hippy che cerca di attirare l'attenzione.
Tutt’oggi, per molti, è il creatore di una setta interna alla Chiesa; accettata dalla gerarchia, ma sempre sul filo del rasoio. Con le sue messe e le sue celebrazioni. Il suo codice interno ed il suo sistema di reclutamento. Ed un'assoluta segretezza sulle sue pratiche.

I testi di Kiko, le trascrizioni delle sue catechesi dalle quali tutte le comunità del Cammino del mondo sono guidate (detti mamotreti), non sono a disposizione dei componenti. Solo i catechisti, sue guardie di ferro, hanno accesso ad essi. ‘Gli altri non li capirebbero’ dice. 'Devi essere avanti nel Cammino.' Sono uno dei misteri del Cammino. Ma in realtà, quando finalmente abbiamo accesso ai famosi mamotreti, il loro contenuto è deludente. Ripete sempre le stesse cose. Le sue esperienze mistiche personali, la sua visione catastrofista del mondo. Ed una continua richiesta di soldi ai suoi fedeli.
 
Kiko direttore d'orchestra

Queste frasi sono tratte da una catechesi di Kiko in Spagna:
Chiunque abbia un’eredità, chiunque abbia qualcosa, la metta qui. Servono 5 milioni di pesetas per la costruzione del seminario di Madrid.'
'Oggi ho letto una cosa che mi ha sconvolto molto, cioè che il cantante Elton John è omosessuale e vuole sposare il suo amico, un ragazzo, ed ha contratto legale matrimonio in Inghilterra’.
‘L’annullamento del matrimonio è una trappola del demonio’.
‘Stiamo entrando in una nuova era e Dio ci sta preparando per la rievangelizzazione del mondo’.

Percorrere il Cammino di Kiko Argüello, per arrivare al vero battesimo, che viene fatto con una reale immersione nel Giordano, in Israele, con il prete con la stola sopra di lui, può costare ad un cristiano tra i 20 ed i 30 anni. Durante questo periodo, deve fare un infinito numero di passaggi, test ed esami. Celebrazioni e ritiri. Riti ed esorcismi. Rinuncerà alle ricchezze. Rinuncerà al successo. Rinuncerà agli affetti. Metterà a nudo le sue debolezze di fronte ai fratelli disposti in circolo intorno a lui. Si umilierà davanti ad essi. Il catechista, la guida, ha un potere assoluto sul catechizzato, che gli deve obbedienza.

Una antica seguace di Kiko lo spiega in questo modo: ‘Manipolano a tal punto i nostri sentimenti da farci diventare capaci, dopo alcuni anni, di lasciare compagni, figli, lavoro, denaro…qualunque cosa, se un catechista ce lo chiede. E se non obbedisci a tutto ciò che ti viene chiesto, vieni espulso dalla comunità’. 
I catechisti vengono descritti da un altro ex come ‘gente dura, controllante, intransigente, che manipola la mente dei propri discepoli’.

Quando ad Argüello viene chiesto quale preparazione abbiano i catechisti per indirizzare psicologicamente, vocazionalmente, affettivamente ed economicamente la vita dei membri della comunità, risponde, infastidito: ‘Quale preparazione hanno? Una preparazione meravigliosa. In comunità non hanno bisogno d’altro. Ci sono 3000 pagine di mamotreti che li mettono in grado di portare avanti la loro missione.’

Nessuno sa bene se il Cammino abbia mai una fine.

È tutto opera sua. Questo denso cocktail nel quale le pratiche degli antichi cristiani sono mescolati con le tradizioni ebraiche; interpretazione evangelica e fondamentalista delle Scritture con terapia di gruppo; chitarre, palme e balletti con le formule dei predicatori itineranti delle sette protestanti. E non dimentichiamo la somiglianza con le idee di 'Born Again Christians' negli Stati Uniti che hanno portato al potere George Bush.
È tutto opera della sua immaginazione. E, secondo i suoi seguaci, dello Spirito Santo.

Kiko formatore di vescovi

Così lo scorso 13 giugno [2008], a Roma, Francisco Josè Gomez Argüello era felice. Nervoso ed esausto, ma felice. Quella mattina Monsignor Stanislaus Rylko aveva apposto, su ordine del papa, la sua firma sul Decreto di Approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale. Esso dava stato canonico ai kikos, ai loro intenti ed alle loro pratiche. Il dicastero vaticano l'ha concesso. Kiko Argüello passava sui suoi detrattori come uno schiacciasassi. Ci è riuscito. A dare forma legale ad un'organizzazione basata sull'assenza più assoluta di definizione.
È riuscito ad ottenere che il Cammino Neocatecumenale non sia definito dalla Santa Sede né associazione religiosa, né ordine, né fraternità e neppure gruppo laicale. Il Cammino non è simile a nessun'altra esperienza nella Chiesa. È 'un itinerario di iniziazione cristiana'. Impossibile essere più eterei. Non ha neppure una personalità né un patrimonio giuridico.
'Noi siamo qualcosa di più profondo che un'organizzazione. Noi amministriamo beni spirituali' dice Kiko. 'Il papa e Rylko volevano che fossimo un'associazione. Ed io: no, no, no!'.

Il Cammino Neocatecumenale è un mistero. Non ha sedi eleganti a Roma come i Gesuiti e l'Opus Dei. Non ha nulla di visibile al pubblico se non discreti appartamenti in due spogli seminterrati a Roma e a Madrid. Ma i suoi seguaci ed ex seguaci riferiscono di numerose proprietà immobiliari in Italia ed in Spagna. Agli inizi degli anni '90 (verosimilmente per suggerimento del cardinal Suquia) hanno creato un'organizzazione denominata Fondazione Famiglia di Nazareth per l'Evangelizzazione Itinerante, che, secondo lo statuto registrato presso il Ministero della Giustizia nel 1993, è dedicato al 'sostegno delle attività di evangelizzazione itinerante dei membri appartenenti al Cammino Neocatecumenale. Specialmente a quelli inviati in zone scristianizzate.' Gli statuti recentemente approvati prevedono l'istituzione di altre similari fondazioni presso altre diocesi per raccogliere le risorse.
 
La Domus Galileae sul Lago di Genezaret

C'è di più. Il Cammino non risponde delle sue azioni a nessuno. È un metodo di formazione cattolica al servizio dei Vescovi. I kikos rendono i propri servigi alla Chiesa ed in cambio smantellano la Chiesa stessa per costituirne una propria. Arrivano nella parrocchia, chiedono il permesso al parroco, programmano le catechesi, fondano la comunità ed avviano il Cammino.
Crescono in parallelo. Sono gli eletti. Spiegano ai propri fedeli (che raramente si mescolano con quelli di altre comunità ed ancor più raramente con i fedeli della parrocchia tradizionale) la loro visione particolare di come raggiungere il Paradiso, nello stesso tempo in cui fiscalizzano le loro vite. Per i kikos, fuori dal Cammino non c'è nulla. Fuori c'è 'il mondo'. Che è malvagio. E non è possibile essere felice se non sei nel Cammino.

Questo è il messaggio che i fratelli ricevono per decenni. I loro bambini a nove anni, dopo la Prima Comunione, cominciano a prendere parte alle loro liturgie, e a 13 sono del tutto inseriti in comunità. Non conosceranno altro sistema di vita. Né a casa né in parrocchia. Per questo è tanto difficile rompere con Kiko.Dopo anni di isolamento in comunità non rimane nulla fuori dal Cammino. Né amici, né amore, nessuna possibile salvezza. Quelli che abbandonano, vengono chiamati 'rebotados' (come sono definiti gli ex-preti o ex-suore) nel gergo di Argüello. E viene profetizzato che 'il sangue di Cristo ricadrà su di loro'. Quando un figlio abbandona il Cammino, i catechisti proibiscono ai genitori di avere contatti con lui e viceversa.

È una setta? Nella Chiesa Cattolica nessuno si azzarda a muovere questa accusa. Il Cammino ha la benedizione del Vaticano. Così alcuni preferiscono parlare di 'comportamento', di 'pratiche' o di 'singoli individui settari'.
Ma al vedere, nella notte dell'ultimo sabato santo, il 22 marzo 2008, durante la Veglia di Pasqua, i membri del cammino affrettarsi, nell'ombra, vestiti in bianche tuniche, con le candele in mano, cantando per ore, battezzando i loro bambini per immersione, ballando in circolo finché il sole tramonta...non si può fare a meno di sentire una certa sensazione di disagio.

Kiko e Carmen:
quella strana coppia...

Agli inizi degli anni '60 Argüello era un giovane artista di buona famiglia a Madrid. Egli professava d'essere agnostico e durante una crisi esistenziale che 'lo portò quasi al suicidio' andò a vivere con gli zingari nelle baracche di Palomeras Altas, un sobborgo di Madrid. Lo stesso cammino che avevano percorso molti preti che, in conseguenza al Vaticano II, decidevano di incontrare Dio attraverso i poveri. Molti avrebbero finito per militare nella sinistra. Kiko, no. Nelle baracche, sperimentò una conversione personale. Non sociale. Sentì la voce di Dio. Pianse per ore. Da bravo convertito, diventò più papista del papa.
Come spiega Jesus Bastante, specialista delle religioni, chi è convertito, come S.Paolo, quando incontra la verità, rifiuta radicalmente la sua vita precedente. Egli è rinato. E, come S.Paolo, dal perseguitare i cristiani, passa a perseguitare i pagani. Oggi Kiko afferma che il 70% dei suoi seguaci erano cristiani non praticanti prima di conoscere il Cammino. Oggi essi sono i nuovi convertiti.

Dopo la 'rivelazione' venne il momento, per Kiko, di mettere in pratica le proprie idee. Egli doveva ri-evangelizzare i cristiani dormienti. Condurli ad un nuovo battesimo. Era il 1964. Sicuramente ha preso contatto con gruppi emergenti e sacerdoti post-conciliari; non si sarebbe mai adattato alle regole altrui. Non voleva essere subordinato a nessuno. Ha sempre voluto essere al centro dell'attenzione. Ha assorbito gli stili di quei gruppi, la terminologia, la struttura. E quindi lui, l'artista, avrebbe imposto il suo stile.
A cominciare dalla Messa: avrebbero ricevuto la Comunione seduti, con autentico pane ed autentico vino. Cantando le sue canzoni. Spiegando le proprie esperienze in pubblico. Doveva vendere il prodotto: sapeva ben lui come.

Nei tuguri di Vallecas avrebbe incontrato, in quei primi stadi della sua carriera, la donna che sarebbe stata la sua compagna, il suo alter ego e la co-fondatrice del Cammino Neocatecumenale per quattro decadi, Carmen Hernàndez, una suora della sua generazione, di famiglia agiata, licenziata in teologia, che fin da ragazzina avrebbe voluto essere una missionaria ma che non si voleva sottomettere alla disciplina degli ordini religiosi.
'Eravamo due disadattati; è un miracolo che tutto sia andato bene' dice Argüello. Kiko portava al Cammino il suo carisma, le sue doti interpretative e la sua inquietudine. Carmen Hernandez la base dottrinale che mancava a Kiko. Uniranno così le forze. La natura del rapporto tra i due è uno dei grandi arcani (uno dei termini favoriti del Cammino) dei kikos. I seguaci spiegano immediatamente che non sono una coppia. È certo che è lui ad essere il capo. Ma lei non è disposta a rimanere senza il suo momento di gloria. È la voce della sua coscienza. In pubblico ed in privato. E lo tormenta coscienziosamente.
 
Santa Caterina Labourè, Madrid

22 maggio 2008 - Parrocchia di Santa Caterina Labourè, Madrid. Questa chiesa, inaugurata nel 2003 dal Cardinale Rouco, riassume gli ideali estetici di Argüello. Ciò che lui vuole creare nelle sue parrocchie. 'Kiko è un genio' dice Mattia Del Prete, uno degli architetti del Cammino. Marmi bianchi, cupole dorate, da una parete all'altra tappeti blu elettrico, affreschi by Kiko. L'altare al centro. I banchi in circolo ed una piccola piscina per il battesimo per immersione. Le icone, il calice, le ampolle, la croce astile, i fiori sul tavolo, la copertina intessuta d'oro per il Vangelo, è tutto opera della sua mente d'artista.
Non è facile entrare nelle sue celebrazioni private. Sono a porte chiuse. Stasera l'iniziatore si riunisce con i suoi primi seguaci. Essi vestono bianche tuniche di lino. Eccetto il giornalista. E Kiko, sempre in nero.

Parla per ore. Anche se, come nella migliore tradizione delle coppie di comici, le sue affermazioni vengono ribattute, criticate, persino ridicolizzate ad alta voce da Carmen Hernàndez, la co-iniziatrice, seduta alle sue spalle. Siamo in famiglia. Nessuno sembra sorprendersi. Ma le battute ironiche di Carmen durante cerimonie pubbliche o anche durante la conferenza stampa a Roma, fanno arrossire chiunque non vi sia preparato. Ad un certo punto Carmen dice: 'Io dico le verità e tu te le inventi'. Kiko si mette le mani fra i capelli, mostra il bianco degli occhi, guarda il cielo ed implora la pietà divina. Lei ride sarcastica. 'Confessa Kiko! Tu vuoi solo che i giornalisti ti fotografino. Ecco a voi San Kiko!'

Come è riuscita questa strana coppia ad acquisire tutto questo potere all’interno della Chiesa Cattolica? L’inarrestabile ascesa dei kikos non può essere compresa se non si considerano due fattori: l’incomprimibile incremento degli adepti come risultato di una fervente politica demografica del movimento (una donna deve avere tutti i figli che Dio le manda) e l’incondizionato appoggio di Giovanni Paolo II nei 27 anni del suo regno.

In tutte le celebrazioni dei kikos nelle quali vengono riportate le esperienze di vita, tutti quelli che prendono la parola comunicano il loro nome ed il numero di figli che hanno messo al mondo. Con l’aumentare del numero, cresce il mormorio di approvazione fra le bancate della chiesa. Quando un fratello annuncia ‘Ne ho 10’ scoppiano gli applausi. Secondo Argüello, i membri del Cammino sono i cristiani che hanno il più alto numero di figli, cinque per famiglia. In 44 anni di cammino, migliaia di figli e nipoti dei primi seguaci sono stati incorporati nelle comunità. La crescita dei loro ranghi è stata esponenziale. Attualmente affollano le sue celebrazioni. E al termine di ognuna di questi bagni di folla, esaltata la massa con le proprie catechesi, l'iniziatore chiede vocazioni. ‘Alzate la mano se volete andare in Seminario!’ Nella confusione del momento, infiammati, giovani ragazzi a decine aderiscono senza riflettere. Molti andranno per il mondo come predicatori ambulanti finanziati dal Cammino. Altri diventeranno suoi sacerdoti. E i Vescovi, molto scossi. Chi potrà mai rifiutare nulla a Kiko?
 
Giovanni Paolo II inaugura la Domus Galileae

Giovanni Paolo II era il più entusiasta di questi Vescovi. Il primo fra tutti
Quando Karol Wojtyła giunse in Vaticano nel 1978, le chiese ed i seminari erano vuoti, gli ordini religiosi tradizionali (Gesuiti, Domenicani, Francescani) erano vicini alle idee della Teologia della Liberazione e il clero diocesano era vecchio e confuso. Woytila fu il risultato della Guerra Fredda, egli aveva il concetto di una Chiesa nucleo di resistenza al Comunismo.
‘E, dal primo momento, la sua idea è quella di rievangelizzare l’Europa. E vede di non poter contare sui vecchi Ordini’ spiega un prete spagnolo. ‘Si trova solo. C’è un vuoto spirituale, e provvidenzialmente appaiono i nuovi gruppi neoconservatori (Opus Dei, Focolari, Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio e i kikos), costituiti da laici con una concezione della Chiesa simile alla sua, e si appoggiò ad essi. Questi movimenti non solo gli riempiono gli stadi, ma sono un antidoto alla Teologia della Liberazione ed alla proliferazione di sette evangeliche in America Latina. Sono pronti ad infiltrarsi nei vecchi paesi comunisti. E professano nei suoi confronti una fedeltà incondizionata.'

Kiko e Wojtyła sono anime gemelle. Tutti e due vogliono rievangelizzare la Cristianità. E sono due vecchi appassionati attori. Sanno quant’è importante l’immagine. Secondo quanto riferisce un prelato, Carmen e Kiko si lavorano Giovanni Paolo II con grande cura. Sono dei maestri nell’arte dell’adulazione. Ogni volta che il Papa apre la finestra, pioggia o neve, c’è un drappello di kikos con chitarre che cantano in suo onore. I kikos suoneranno per Wojtyła in tutte le Messe in cui sarà presente in ogni angolo del mondo. Ogni domenica Carmen Hernàndez è con il papa mentre visita le parrocchie di Roma come Vescovo della diocesi. Diviene una presenza abituale. Kiko e Carmen addirittura penetrano nell’intimità del papa e sono invitati a pranzo da lui, in forma privata. Parleranno con lui con la loro abituale crudezza della situazione della Chiesa. Gli faranno rapporto sulla fedeltà dei suoi Vescovi. In precedenza, i due hanno conquistato alla propria causa il potente segretario del papa, il prete polacco Stanislaw Dziwisz. Quando viene fatto Cardinale nel 2006, saranno in prima fila ed il neoeletto appoggerà fraternamente il braccio sulle spalle di Carmen. La quale conferma che sono ancora buoni amici.’Ci ha invitato a Cracovia, mi tratta come una regina. Mi ha invitato a mangiare pesce’.

Nel 1990, contro il parere di certi Vescovi che diffidavano dei sistemi del Cammino, Wojtyła emanò una lettera di riconoscimento in cui comunicava il suo gradimento per i kikos. Nel documento, invita i vescovi a valorizzare e sostenere l’opera del Cammino. In altre parole, ordina loro di aprire le porte delle loro parrocchie. Un seguace ritiene che la lettera sia stata scritta da Argüello e poi fatta firmare al papa. Quello fu il loro grande riconoscimento.

L'iniziatore utilizzò la medesima tattica di seduzione negli anni ’90 con l’episcopato spagnolo. Specialmente quando Antonio Maria Rouco Varela viene nominato Arcivescovo nel 1994. Da una parte, lo adula per conquistarselo, dall’altra gli offre i risultati: il seminario, pieno; le parrocchie, attive; le piazze, affollate ed un’importante appoggio per i rapporti con Roma.
Rouco si consegna in suo potere, armi e bagagli. Diventerà suo alleato. Metterà a sua disposizione le sue capacità di canonista per la composizione degli Statuti (che furono stesi tra il 1997 ed il 2002); gli permetterà di aprire un Seminario e nel 2004 gli affiderà la fattura degli affreschi nella cattedrale di Madrid. Nel Palazzo vescovile di Madrid gira questa battuta: ‘Rouco vuole passare alla storia come il Cardinale che affidò il completamento della propria cattedrale ad un santo’. E nemmeno può essere dimenticata la generosa donazione del Cammino all’Arcivescovo per finire la Cattedrale.

Ma soprattutto Kiko darà a Rouco un’influenza politica. Ad un incontro a Roma nell’ottobre 2007 durante la beatificazione di 468 religiosi assassinati nella Guerra Civile, Argüello propone al Cardinale di organizzare una grande dimostrazione a Madrid ‘in difesa della Famiglia Cristiana’. Ci sono solo tre mesi prima delle elezioni politiche. Le previsioni prevedono uno scarto tecnico fra il PSOE (il partito socialista dei lavoratori spagnoli) e il partito popolare (di destra). Rouco è dubbioso. Gli pare precipitoso. Argüello lo rassicura. ‘Don Antonio, ti porterò 300 mila kikos in Piazza Colombo’. Rouco acconsente. La dimostrazione fu fatta il 30 Ottobre. Vari Cardinali e 42 Vescovi vi presero parte.

Questa manifestazione (presunta) religiosa, si trasforma in una mobilitazione politica contro il Governo di Rodriguez Zapatero e le sue iniziative quali il matrimonio omosessuale e le materie scolastiche quali l’educazione civica. Sul podio un’icona dipinta da Argüello. Gli organizzatori accusano Zapatero di ‘distruggere la famiglia’. Il Cardinale Garcia-Gasco va oltre. ‘Il laicismo radicale può provocare la dissoluzione della democrazia e non rispetta la Costituzione’ proclama. Kiko chiude la manifestazione con la sua chitarra. E lancia un allarme ‘Questo Governo laico ed ateo vuole farci cerdere che la nostra vita non va da nessuna parte. Invece va in Cielo’.
 
Il Partito Socialista vince le elezioni il 9 Marzo 2008. E papa Ratzinger prende nota. Non vuole problemi con il Governo Spagnolo. Pressione = conflitto.
 

Con l’approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale del 13 giugno (con minori modifiche fatte dalla Santa Sede sulla natura peculiare del movimento), il suo leader Kiko Argüello ha ottenuto tutto ciò che si era proposto 44 anni prima. E’ uno degli uomini più potenti della Chiesa Cattolica. Il leader più in vista dei neoconservatori. Con un milione e mezzo di seguaci pronti ad invadere le strade e le parrocchie. Il creatore di famiglie numerose, di motivati missionari e seguaci ordinati che stanno per accedere alla soglia dell’episcopato.
Ad ogni modo i suoi rapporti con il Pontefice Benedetto XVI non sono di complicità come con Wojtyła. Papa Ratzinger, eminente teologo che dovette combattere con Argüello quando fu Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, bisogna dirlo, in difesa della retta dottrina, guarda le sue iniziative da lontano. E ha scelto di dividere delle aree di potere tra gli ordini tradizionali ed i neoconservatori. Così il Cammino Neocatecumenale ha avuto dei problemi con le Conferenze Episcopali di Israele e Giappone per certe pratiche liturgiche e di proselitismo dei suoi membri.

Molti si chiedono che ne sarà del Cammino quando Argüello, il suo indiscusso leader carismatico, l’anima ed il creatore della liturgia ed estetica, morirà senza un erede. ‘Nulla sarà più lo stesso senza Kiko’, dicono.
C’è una barzelletta che gira tra le comunità. Kiko è sul letto di morte ed un gruppo di suoi seguaci viene a trovarlo per dirgli che in Israele si sta costruendo un sepolcro per seppellirlo come un patriarca. Kiko si solleva, sorride sornione e ribatte ‘Non vi complicate troppo la vita fratelli! In fondo, si tratta solo di tre giorni…’
 
(Da un reportage apparso su 'El Paìs' nel 2008)