Carmen Hernández e Kiko Argüello hanno più volte affermato che era loro abitudine andare tutti i giorni a Messa.
Kiko
ne ha parlato recentemente, quando ci ha tenuto a far sapere che donava
50 euro ad un povero che, in tali occasioni, incontrava sotto casa, con
il suo carretto.
La cosa un po' stupisce, per il semplice fatto che
mai i due guru iberici hanno insegnato ai propri adepti a frequentare
la Messa quotidiana, anzi, più volte hanno bollato come bigotto chi
diceva loro d'avere questa bella abitudine.
Inoltre ambedue hanno
sempre parlato dell'abitudine alla frequenza della Messa come qualcosa
di passato, limitato ad un periodo della propria vita.
Ad esempio Kiko, nell'Annuncio di Quaresima del 1989, raccontando della sua esperienza nelle baracche di Madrid, dice:
"Perché il Signore ci fece scoprire che c'era bisogno di una liturgia? Perché io andavo a Messa tutti i giorni (...). Se io parlavo loro di Gesù Cristo, mi chiedevano perché andavo a Messa tutti i giorni: si doveva andare a Messa tutti i giorni? (...)
Carmen ed io iniziammo a vedere che né la parrocchia era pronta per accogliere questi lontani, né i nostri erano pronti per essere messi così di colpo in quell'ambiente, in quella liturgia. (...) Allora, sapendo che si sarebbe introdotto il canone eucaristico in lingua spagnola e le due specie, provammo a celebrare una Liturgia nelle baracche.... Facemmo il pane azzimo, usammo le due specie, cantammo "Risuscitò".
E così ci risulta i neocatecumenali continuino a fare dopo quasi settant'anni: la Messa in parrocchia, anche quotidiana, viene sostituita da una liturgia solo settimanale, a porte chiuse, a numero chiuso, e con innovazioni che la Chiesa mai ha approvato, anzi, ha chiaramente proibito, come le risonanze prima dell'omelia (vedi la lettera voluta da Papa Benedetto XVI nel dicembre 2005, detta lettera di Arinze).
Dice infatti in un incontro con le comunità del nord est della Spagna il 15/5/1994:
"Io nella mia giovinezza mi ero sempre mantenuta fedele grazie all'Eucarestia, e andavo sempre a fare la comunione prima di andare all'Università, anche se facevo solo la comunione mancandomi il tempo di restare per la Messa, ma facevo la comunione.
(...) Da lì passai a quanto il Concilio implicava: andando alle fonti, con la scoperta della dinamica della Pasqua, in cui tu comunichi non solo "con il Bambino Gesù" (...).
E questo gioco di schiavitù e libertà di cui il popolo di Israele fa memoriale con questi simboli di morte e di vita, di schiavitù in Egitto e di libertà nella Terra Promessa, questo e ciò che Cristo celebra."
In particolare la Messa quotidiana e la comunione viene considerata una comunione "con Gesù bambino", probabilmente con significato diminutivo; ambedue gli iniziatori infatti, dopo averla frequentata se non altro per un certo periodo (Kiko) o fin da piccola (Carmen), da un certo momento in poi la abbandonano e, per loro e per i loro catecumeni, essa viene soppiantata dalla liturgia a porte chiuse con i canti di Kiko come Risuscitò e Il Servo di Jahvè.
Molto più belle le Messe ortofrutticole... |
Nei Diari di Carmen per gli anni 1979-81 troviamo la conferma indiretta del fatto che la vita quotidiana della iniziatrice non prevede la Messa e la Comunione.
Scorrendo nelle annotazioni giornaliere, leggiamo solo una lunga teoria di risvegli tragici, desolanti, circondata da problemi, in angustie, mattinate segnate da annotazioni come "mi alzo impossibile e rendendo impossibile la vita".
"Da bambina assisteva alla Santa Messa quotidiana, nella sua fanciullezza sentì la chiamata di Dio alla missione durante l'Eucaristia, da giovane donna fu assidua ancora alla Santa Messa e alla meditazione e, a poco a poco, nella sua vita religiosa si lasciò inondare dal mistero Pasquale di Gesù Cristo morto e risorto" (pag. 322)
Carmen Hernández: l'immagine ha il solo scopo di presentare il prodotto |
"è stata una forte motivazione durante tutta la sua vita, qualcosa che l'ha sempre tenuta in tensione, in costante preoccupazione, e che ha sempre difesi con tenacia di fronte alle molte difficoltà (ndr: che la Chiesa le ha procurato) riguardanti la celebrazione della notte di Pasqua e dell'eucarestia settimanale in piccole comunità il sabato sera, o le celebrazioni penitenziali." ( pag. 326)
Fra questi, vanno annoverati centinaia di sacerdoti, che sono stati distolti da Kiko e Carmen (per esempio durante le spesso lunghissime convivenze degli itineranti) dalla celebrazione quotidiana nè sono stati formati nei seminari neocatecumenali Redemptoris Mater a questa priorità.
Questo accade tra le fila dei sacerdoti neocatecumenali nonostante Il Codice di diritto canonico al Can. 904 disponga:
Questa, per un seminarista neocat, sarebbe una Santa Messa! |
“Memori che nel mistero del Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente l’opera della redenzione, i sacerdoti celebrino frequentemente; anzi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito”.Per questo, papa Benedetto XVI, parlando ai sacerdoti, faceva le seguenti raccomandazioni:
"È molto importante per il sacerdote l'Eucaristia quotidiana, nella quale si espone sempre di nuovo a questo mistero; sempre di nuovo pone se stesso nelle mani di Dio sperimentando al contempo la gioia di sapere che Egli è presente, mi accoglie, sempre di nuovo mi solleva e mi porta, mi dà la mano, se stesso. L'Eucaristia deve diventare per noi una scuola di vita, nella quale impariamo a donare la nostra vita."
"La prima cosa e la più importante per il sacerdote è la Messa quotidiana, celebrata sempre con profonda partecipazione interiore."
"Vi è innanzitutto la celebrazione quotidiana della Santa Messa: non compiamola come una cosa di routine, che in qualche modo, "devo fare", ma celebriamola "dal di dentro"! "E san Giovanni Paolo II in "Ecclesia de Eucharistia" offriva come esempio la propria esperienza personale:
"Da oltre mezzo secolo, ogni giorno, da quel 2 novembre 1946 in cui celebrai la mia prima Messa nella cripta di San Leonardo nella cattedrale del Wawel a Cracovia, i miei occhi si sono raccolti sull'ostia e sul calice in cui il tempo e lo spazio si sono in qualche modo « contratti » e il dramma del Golgota si è ripresentato al vivo, svelando la sua misteriosa « contemporaneità ». Ogni giorno la mia fede ha potuto riconoscere nel pane e nel vino consacrati il divino Viandante che un giorno si mise a fianco dei due discepoli di Emmaus per aprire loro gli occhi alla luce e il cuore alla speranza (cfr Lc 24,13-35)."
La biografia della 'liturgista' Carmen esposta in tre sezioni diverse della stessa libreria (Le Paoline) |