Riportiamo, traendola dal libro "Verità sul Cammino Neocatecumenale - testimonianze e documenti" di padre Enrico Zoffoli,
una lettera aperta del 1991, inviata da un sacerdote missionario a
tutti i Vescovi della Toscana, ai cardinali e vescovi amici sia in
Italia che in Brasile. Si tratta di una solenne denuncia nei confronti
del parroco della chiesa di San Bartolomeo in Tuto a Scandicci,
periferia di Firenze, per aver "sposato" la realtà del cammino
neocatecumenale, aver messo in mano tutte le attività a persone
esclusivamente organiche a questa realtà, fra l'altro provenienti da
altre parrocchie, isolando e demotivando i parrocchiani attivi e
collaborativi, aver diffuso delle liturgie monche e stravaganti,
utilizzando parte di "somme veramente ingenti sottratte alle economie
delle famiglie" per acquistare il favore dei vescovi.
Nel
libro, che riporta questa lettera aperta, per comprensibili motivi sono
stati omessi tutti i nomi propri, le località, i riferimenti alle
parrocchie.
Questo
documento, oltre che importante per la rilevanza pubblica che gli fu
data e la sua ampia diffusione, per i suoi contenuti è, pur a distanza
di trent'anni, ancora attualissimo.
Nonostante infatti il tentativo di regolamentare tramite Statuto il cammino neocatecumenale, la realtà delle parrocchie "neocatecumenalizzate"
rimane
desolantemente quella descritta in questa lettera aperta e il Cammino
si è confermato essere una realtà che "ovunque crea le sue
appartenenze, la sua esclusività ed esclusione, la bugia d'essere d'accordo in tutto col Papa, la dipendenza, spesso di carattere psicologico o plagiante nei suoi adepti".
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Non dicono che sono neocatecumenali,
ma "condizionano, con la loro presenza,
ciò che spetta a tutti e che a tutti appartiene" |
Caro Marco,
è
pervenuto anche a me il tuo depliant con il "Calendario Liturgico e
delle Attività per il corrente anno pastorale. Mi rallegro sia per la
tempestività della comunicazione, sia per l'ampiezza dell'iniziativa.
Fin da quando ti conoscevo (eri curato a ...), ho sempre visto e pensato
che hai squisite doti pastorali.
Permettimi dunque, nell'ambito di
questa stima e di questo affetto, di farti pubblicamente alcune
considerazioni in ordine alla presenza del Cammino Neocatecumenale nella
tua Parrocchia, presenza diventata ormai la "piena occupazione" della
Parrocchia stessa.
Già il giornale diocesano della scorsa settimana recava l'eco accorato di tantissime voci, preoccupate per il condizionamento che il cammino neocatecumenale pone alla Propositura di .... Ora mi pare e mi risulta che lo stesso cammino possegga ormai del tutto la tua parrocchia ad un livello più escludente di quella di ...
È del tutto caduto ormai l'equilibrio che sapeva mantenere don ... tra i fedeli normali (la stragrande maggioranza) e ed i pochissimi del cammino neocatecumenale.
Dico
volutamente "pochissimi", perché le Comunità Neocatecumenali, che han
fatto propria, secondo le tue direttive, la parrocchia di ..., sono,
almeno per quattro quinti, formate da adepti provenienti da altre parrocchie della zona.
Per cui il cammino neocatecumenale che occupa la tua parrocchia e i suoi locali, è una realtà super parrocchiale o extra parrocchiale del tutto estranea al tessuto vivo del tuo popolo.
Ricorda sempre che la chiesa e di locali furono costruiti sul terreno donato da ... con i soldi del popolo tutto e il concorso della Curia Arcivescovile. Non certo con i contributi del cammino neocatecumenale, che pure dispone di somme ingentissime, come
altri movimenti ecclesiastici moderni, che nulla hanno a che vedere con
Madonna Povertà o con un'economia provvidenziale, alla maniera, ad
esempio, di don ..., il Servo di Dio ... più diverso e più lontano - per
il suo spirito e le sue opere - dal cammino neocatecumenale.
L'occupazione è, secondo me, abusiva.
Se
i Sacri Canoni hanno un valore, se la tradizione ecclesiale merita
collocazione nella nostra diocesi, così priva ancora (speriamo nel
Sinodo, ma è una speranza "contra spem"), di disciplina e di
coordinazione, lo "status" della tua parrocchia è del tutto anomalo e crea di suo gravi problemi di coscienza fra la tua gente.
Se la parrocchia "rappresenta in certo modo la Chiesa visibile, stabilita su tutta la terra" (Concilio Vaticano II, La Liturgia, 42), come può una parrocchia, superata e direi annullata da un'invasione comunque estranea al suo tessuto popolare,
quel tessuto vivo e connettivo di cui nessun parroco degno di questo
nome può fare a meno, diventare un segno fecondo di questa incarnazione
locale della Chiesa universale?
Non discuto affatto la legittimità
(del resto ancora tutta da sancire da parte della Santa Sede, sia a
livello ideologico che catechistico, strutturale, economico,
transnazionale eccetera) del cammino neocatecumenale.
Dico appena
che questo cammino non ha diritto, a meno che non esista una specie per
pubblico decreto del Vescovo in proposito, di occupare con elementi provenienti per quasi il 90%, da altre parrocchie, la tua parrocchia, che è di tutti i tuoi parrocchiani.
È codesto un precedente pericolosissimo che lacera il tessuto delicato
della distribuzione della Salvezza sul territorio che fa capo al nostro
vescovo. Un precedente ed una realtà che giustamente mettano in allarme e
in disgusto i parroci, che vedono persone vive e capaci di assumere la
legittima collaborazione parrocchiale, defilarsi, anche con orari strani (che diventano uggiosi e pesanti per la famiglia "normale") in altra parrocchia.
L'occupazione da parte del cammino neocatecumenale della tua parrocchia, che ti fu di recente affidata dall'arcivescovo, si rivela anche dalla costante "disobbedienza", che tranquillamente si pratica con le liturgie neocatecumenali della Messa, al sabato notte.
Sono in verità quelle stanza abilitate all'uso liturgico di Messe dette
in contemporanea da preti e frati che non sanno stare nelle loro
parrocchie o nei loro conventi? Perché il cammino neocatecumenale ha, in
concreto, abolito la vera concelebrazione? E non esiste in diocesi
l'esplicito divieto del vescovo (ma perché non ne fece un pubblico
decreto?) che vieta queste messe (anche sei o sette) in contemporanea,
che si rincorrono per le stanze adiacenti? A volte penso che il nostro
Vescovo si lascia tranquillamente prendere in giro dal cammino
neocatecumenale, che comunque costituisce in diocesi una realtà che non
parte dai suoi piani pastorali e di cui lui stesso conosce poco, salvo
il 25% delle grosse somme che il cammino leva ai suoi adepti, e che vanno, in detta percentuale, al vescovo locale.
Perché
il cammino neocatecumenale crea altri punti di riferimento per
l'obbedienza e per la comunione presbiterale. Quante volte si sono visti
i preti del cammino lasciar tutto e partire per seguire le direttive di Kiko, con spostamenti sia italiani che internazionali?
Tu presenti, nel suddetto dépliant, la "catechesi degli adulti" che inizia il 21 ottobre. Ma
perché non sei sincero e non dici che quel "momento forte di
evangelizzazione" è nei fatti un modo per propagandare il cammino
neocatecumenale e che la tua parrocchia non ha e non esercita una
catechesi completa e normale per gli adulti così come non ha e non
esercita una prefettura dei testi liturgici domenicali per gli adulti
eccetera eccetera eccetera? È legittimo presentare il cammino come "la"
evangelizzazione?
Per me che ho partecipato, sia in Italia che in Brasile, a quelle catechesi, condotte su ciclostilati uguali ovunque e strettamente segregati (io comunque ce li ho perché ci vuol poco a fendere le esclusioni create su spasmodicamente dai neocatecumenali), sono molto deboli e tanto incomplete dal punto di vista della dottrina e
soprattutto della storia della Chiesa; sono ovunque uniformi, non
tenendo conto alcuno delle direttive del Santo Padre, oltre che del
Concilio, che sempre si raccomanda al rispetto delle culture locali;
sono tanto affette da soggezioni psicologiche che ben poco hanno a che fare - se pur per certe tipologie di coscienza sono opportune - con la semplicità e la linearità del Vangelo.
Ma l'occupazione da parte del cammino neocatecumenale della tua parrocchia, con conseguente fuga massiccia di fedeli e di persone atte alla collaborazione,
si rileva anche dall'elenco delle "persone che coordinano i vari
servizi della parrocchia". Sono 32 persone, un bel numero. Orbene, 14 di
queste appartengono alla parrocchia di ..., altre quattro appartengono
alla parrocchia di ..., 10 alle varie parrocchie della città; il diacono
ha due incarichi in lista (e perciò si arriva al numero di 10). Della
tua parrocchia solo 4 sono presenti nella lista dei coordinatori, e per
incarichi meno essenziali: ... per l'animazione dei canti ma insieme a
due neocatecomunali extra parrocchiali; ... per i chierichetti. Tutti
questi, così come tutti gli extra parrocchiali, sono neocatecumenali di
ferro. Va aggiunta per l'Apostolato della Preghiera, ..., che ovviamente
non è neocatecumenale e che nella lunga lista è come la lucina nel
bosco.
Dunque una parrocchia di oltre 7.000 parrocchiani è
diretta da 31 coordinatori neocatecumenali, di cui solo 3 della
parrocchia, e da una coordinatrice non neocatecumenale. Ti pare, caro
don Marco, un fatto intelligente, dal punto di vista pastorale e del
rispetto della capacità della tua gente più attenta in parrocchia
(capacità tanto collaudata dal tuo predecessore), la quale si sente
ovviamente trattata come "minorata" nella dedizione, nella appartenenza e nella partecipazione alla vita parrocchiale?
La
cosa poi diventa particolarmente grave, se si considera che,
nell'attività catechistica, cioè tipicamente di evangelizzazione, sono stati allontanati tutti i catechisti non neocatecumenali,
alcuni dei quali avevano sulle spalle anni e anni di impegno e di
servizio con la tua parrocchia. Anche don ... si è trovato in difficoltà
per l'annullamento - così mi dicono - del suo impegno, del resto ben
condotto, coi genitori e con i giovani del dopo cresima.
Vedi dati - statistiche alla mano - che l'occupazione esiste e che gli aventi diritto ad avere in proprio la parrocchia sono esclusi e messi in difficoltà.
Ora:
se tutti i movimenti ecclesiastici di oggi (oltretutto sono simili fra
loro e maggioranza perché forti nei soldi e nelle intransigenze o negli
integralismi) si mettessero a fare quello che tu realizzi a ..., dove
andrebbe a finire l'organizzazione base della diocesi? Il Cammino compia
pure la sua strada, creandosi le sue sedi (si dice che il terreno
disponibile vedrà lo sviluppo di costruzione neocatecumenali con
centinaia di milioni di spesa), ma lasciando in tutta pace la vita
autentica e normale delle parrocchie.
In ogni parte del mondo cattolico il cammino neocatecumenale è motivo di divisione:
non certo perché colloca autenticità o completezza del Vangelo su
stantie tradizioni, o su ambienti solo in superficie cristiani. Ma
perché ovunque crea le sue appartenenze, la sua esclusività ed esclusione, la bugia d'essere d'accordo in tutto col Papa scavalcando Conferenze Episcopali e vescovi (che si lasciano, alcuni, scavalcare), la dipendenza, spesso di carattere psicologico o plagiante, dei suoi adepti. Kiko Argüello vuol fare (insieme all'agitata Carmen)
quel tipo di evangelizzazione? Bene, c'è posto anche per lui e speriamo
che lui stesso si abitui alle cose "normali", ad esempio alla "Messa normale".
Alludo con questo al fatto che, quando dipingeva sulle pareti di fondo
della tua chiesa quegli "enormi santini" (il valore artistico è nullo),
al momento della Messa vespertina in orario se ne saliva in casa per la sigaretta e il bicchierino ed il chiacchiericcio con i vari esponenti neocatecumenali,
salvo poi a schitarrare il sabato notte in quelle liturgie eucaristiche
in cui c'è più abuso, o carenza di cultura storico-liturgica, che
autenticità sacrificale e sacramentale.
Ma smetta di
imbrogliare le chiese locali, occupando e facendo occupare spazi,
momenti, situazioni che "di suo" sono di tutti e per tutti. Un
parroco può volere nella sua parrocchia "anche" il cammino
neocatecumenale, così come qualsiasi altro movimento ed associazione; ma
senza che questo o quelli condizionino, con la loro presenza ed
attività, ciò che spetta a tutti e che a tutti appartiene.
Rifletti a questo: perché questa mia lettera aperta, e quindi destinata di suo a chiunque? Perché tu sappia - e puoi farlo - riflettere fino a diventare davvero un parroco fra i parroci e non un prete neocatecumenale,
che si distanzia, per questa sua appartenenza che lo guida e lo
condiziona in tutto, dalla faticosa azione e dalle umili speranze degli
altri parroci.
E ti faccio un augurio fiducioso: codesta
parrocchia è nata da un dono (il terreno) e per l'iniziativa dell'Opera
..., in viva comunione col vescovo. Ancora in ... sono presenti (e si
svilupperanno se a Dio piacerà), tipica attività di servizio incarnato
della nostra opera.
Orbene: ti auguro di cuore di essere un parroco alla don ... e quindi radicalmente diverso del Cammino Neocatecumenale.
Questo lo puoi benissimo tenere nella tua coscienza e poi dargli "uno"
spazio in parrocchia, in parità con altri movimenti ed associazioni e
con la partecipazione unica dei tuoi parrocchiali. Ma non puoi affatto dare "tutta" la parrocchia al cammino neocatecumenale, soprattutto di carattere superparrocchiale.
Ti
auguro di essere come don ..., un parroco di tutto il suo popolo, un
parroco incarnato nella carità crocifiggente; un parroco che onora la
povertà; un parroco che si ritrova nella normalità di tutti gli altri
parroci.
Prega tanto per me e per i miei poverissimi, sia in Italia che in Brasile. Tuo ...
(lettera firmata)