venerdì, marzo 22, 2024

"Verità sul Cammino Neocatecumenale" di padre Enrico Zoffoli

Dal libro "Verità sul Cammino neocatecumenale": raccolta di documenti e testimonianze a cura di padre Enrico Zoffoli, vi presentiamo la relazione stilata da un fedele cattolico sulle Catechesi iniziali tenute da una équipe di catechisti del CN nella sua parrocchia.


 
È il primo di una serie di contributi che intendiamo proporvi tratti dalle testimonianze e dai documenti che  il teologo passionista padre Zoffoli raccolse da tutta Italia ormai trent'anni fa.
Nel frattempo ne è passata di acqua sotto i ponti: sono  stati approvati lo Statuto del Cammino e il Direttorio delle sue catechesi. Ma il Cammino neocatecumenale è rimasto esattamente ciò che era, e lo dimostra la grande attualità delle trascrizioni, delle descrizioni, delle impressioni, delle denunce e delle lacrime di tanti fedeli e sacerdoti coinvolti in esso a vario titolo fin dal suo primo apparire nelle parrocchie italiane .
Prima della relazione, vogliamo evidenziare una citazione di padre Rotondi in quarta di copertina:
 
"Si può dire in breve che nel pensiero di Kiko e Carmen errori teologici antichi e nuovi confluiscono in un vulcano tale di contraddizioni, che non è possibile non solo dedurne una logica di verità , ma neppure un sistema coerente di errori.
Nessuna originalità, ma ripetizioni critiche di aberrazioni teologiche antiche e nuove senza alcun riferimento a quanto la Scrittura e il Magistero della Chiesa hanno da sempre professato o rigettato".


 CRITICA AL 'CAMMINO NEOCATECUMENALE '
VERA TEMPESTA DI ERRORI
 
 Città (...), senza data
 
Premessa 
 

Ogni considerazione che seguirà si basa esclusivamente sull'esperienza da me vissuta durante il periodo di due mesi introduttivi alla catechesi relativa al Cammino Neocatecumenale che si è svolta nella parrocchia di San Leone Magno in Firenze dal ottobre al dicembre 1992. 
In tutto cercherò di seguire un ordine cronologico degli argomenti trattati a partire dal giorno in cui il parroco presentò all'assemblea dei fedeli il gruppo di catechisti che si sarebbe incaricato della catechesi. 
 
1 - Voglio cominciare dal giorno della presentazione ufficiale che avvenne durante la celebrazione eucaristica domenicale perché mi stupì il loro modo di comportarsi al momento della consacrazione; infatti mentre tutta l'assemblea era inginocchiata come di consueto e come del resto è indicato anche nel foglietto della Messa, loro fecero un semplice inchino con la testa, tutti insieme. Si capiva bene che era una loro consuetudine il non inginocchiarsi.
Perché?
 
2 - Per seconda cosa pongo l'attenzione sul fatto che la catechesi è stata tenuta da catechisti laici anziché da presbiteri
La cosa di per sé potrebbe significare ben poco se queste persone non si fossero presentate come angeli del Signore inviati per la salvezza generale.
Con molta poca delicatezza, e piuttosto con una buona dose di presunzione nel modo di parlare, l'annuncio è avvenuto come se prima di allora non si fosse mai ascoltato niente; è stato infatti rigettato tutto il passato della nostra parrocchia Francescana senza che queste persone conoscessero minimamente la storia e le innumerevoli esperienze vissute insieme ai frati in 100 anni di storia.
La sensazione netta è stata che questi catechisti fossero gli unici depositari della fede e possessori dello Spirito Santo in maniera esclusiva (come se lo Spirito si facesse imbrigliare da qualcuno!)
Questa la prima sera, poi più avanti, nel corso, è stato affermato senza mezzi termini "noi siamo angeli del Signore", si badi bene non "come angeli" ma "angeli" forse dimenticandosi o non sapendo proprio che gli angeli sono creature di Dio ben diverse dagli uomini.
Forse, nella migliore delle ipotesi, ma sempre con una buona dose di presunzione, avrebbero potuto definirsi "profeti", rimanendo un po' più con i piedi per terra.
 
3- È stato presentato uno schema di parrocchia cosiddetto "atomizzato", dove ogni anno nasce una comunità


formata al massimo da 50 persone che gravitano intorno non si sa bene a che cosa dal momento che il grosso della popolazione parrocchiale, che non si avvia al cammino, è stato ignorato in ogni considerazione che è stata fatta. Questi gruppi sembrano vivere isolatamente gli uni dagli altri allo scopo di esercitare l'amore reciproco sul serio e non in maniera superficiale (così hanno detto) come fanno i normali cristiani. 
 
La critica che a mio parere deve essere mossa a queste considerazioni estremamente superficiali è la seguente:
innanzitutto non dovrebbero permettersi di dare giudizi di questo tipo sugli altri perché è impossibile essere nell'animo delle persone e poter valutare il tipo di rapporto che fra esse intercorre; cosa ne sanno degli infiniti, grandi e piccoli atti di sacrificio e di amore di saluti da ciascuno nei confronti di altri fratelli? Forse però trattandosi di angeli siamo di fronte anche al dono della chiaroveggenza... 
 
4- Fra le altre cose sono state pronunciate le seguenti affermazioni, che mio giudizio contraddicono in modo palese al tradizionale insegnamento della Chiesa Cattolica, ma che piuttosto sono più consone alla dottrina protestante:
  • L'uomo non può fare niente per conseguire la vita eterna. 
  • Dio fa tutto senza che tu debba sforzarti, anzi qualunque sforzo è inutile. 
  • L'uomo può incrociare le braccia perché fa tutto Dio.
  • Tu non puoi evitare il male e ti è impossibile, da te, fare il bene. 
  • Tu non sei responsabile del tuo peccato. 
  • Dio ti ama così come sei e non occorre che tu faccia niente per migliorarti. 
  • È sufficiente riconoscersi peccatori per conseguire la salvezza. 
 
In queste affermazioni è totalmente negato il libero arbitrio dell'uomo di fronte alle scelte da fare e da parte di qualcuno si ironizza sulle opere di misericordia come acquisizione personale di meriti quasi si trattasse di forare una tesserina appunti per conquistarsi il paradiso. 
Sono affermazioni in grave contraddizione anche alla luce del nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica recentemente apparso nel quale anzi si invita il Cristiano ad una continua ascesi per un miglioramento personale da attuarsi con la Grazia di Dio e col proprio deciso sforzo. 
"Tutto è predestinato" si dice. 
Mi domando se questa affermazione è diversa dalla tesi di fondo di Martin Lutero o Calvino. 
La conseguenza psicologica provocata dalle affermazioni di cui sopra non può essere che il lassismo e un incentivo al disimpegno nei confronti di qualsiasi forma di impegno e ascesi personale. Assomiglia molto al quietismo già condannato dalla Chiesa. Da tutto questo scaturisce una figura di uomo che assomiglia in tutto ad un burattino mosso da fili manovrati da Dio. Credo invece che l'uomo sia qualche cosa di più di un burattino ("ci hai fatto poco meno degli Angeli" si legge nella Scrittura). Il


peccato dunque c'è, ma non si può evitare, hanno sostenuto,
e vengono anche annullate le differenze di gravità nei confronti dello stesso peccato da parte di chi lo compie, ignorando in questo gli impegni personali che ciascuno ha preso con Dio. Si è sostenuto infatti che, ad esempio, l'andare con una donna, costituisce la stessa gravità tanto per un laico che per un sacerdote (perché non anche per il Papa aggiungo io?), quando fino ad ora c'è stato insegnato che non solo è più grave quello del sacerdote, ma che addirittura quello commesso dal frate lo è ancora di più proprio in virtù del voto di castità che costituisce un impegno più forte della promessa di castità. 
Il concetto della predestinazione è frequentissimo, anche se non sempre espressamente enunciato, come quando si dice che non tutti sono predestinati ad essere cristiani. Anche fra chi ha ricevuto il messaggio, solo alcuni sono gli eletti per destino, in ciò basandosi sulla frase "tutti sono i chiamati pochi gli eletti". 
Con questa interpretazione si conferma la sostanza del l'idea secondo cui non sono io che col mio libero arbitrio e le mie volontà decido di essere cristiano ma è Dio che unilateralmente mi elegge.
Gesù ha detto che "pochi sono gli eletti" perché nella sua sapienza prevedeva già che molti avrebbero rifiutato la chiamata di Dio, ma solo per un loro preciso atto di volontà e non perché predestinati a rifiuto. 
Se una predestinazione c'è, e c'è, è che tutti siamo predestinati alla vita eterna, ma questo non si compie senza il consenso dell'uomo. 
 
5 - Si è affermato: "Non c'è tempio nè altare nè sacerdote". 
Mettendo insieme un po' tutti i discorsi fatti dall'inizio alla fine del ciclo di incontri, mi è parso di capire che non c'è un buon rapporto con le regole, i dogmi, la gerarchia e altro in quanto, secondo loro, sono responsabili di non far spaziare liberamente lo Spirito. 
Io penso che questo atteggiamento, oltre che condannato dalla Chiesa (l'obbedienza al magistero e alla gerarchia non è affatto un optional, ma è condizione indispensabile per la salvezza), e anche molto pericoloso per chi si avvia ad un cammino di Fede. 
Questo semmai può essere un punto di arrivo dopo una lunga pratica d'ascesi e di autentico incontro con Dio e sempre che a Dio piaccia. Praticato invece fin dall'inizio, allorquando si è digiuni di ogni cosa, significa solo insegnare un atteggiamento di disobbedienza alla Chiesa istituita. 
 
6 - È stato tracciato un grafico rappresentante la "storia della salvezza" sul quale sono state puntualizzate le tappe più importanti. 
Del tutto incomprensibile è risultata l'affermazione secondo la quale si è avuta una specie di sospensione appunto della storia della salvezza dall'Editto di Costantino fino al Concilio Vaticano II, come se in questo lunghissimo arco di tempo non fosse successo niente di importante, si è operato inspiegabilmente un taglio di oltre 1000 anni. 
 
7 - Se il cristianesimo è amare, ovvero la ricerca del bene e della felicità degli altri prima della nostra, nei due mesi introduttivi al cammino ho notato che l'obiettivo da raggiungere è la propria felicità: gli altri, il prossimo, non sono quasi mai stati nominati. 
 
8 - Ho avuto più volte l'impressione che questo cammino possedesse quasi l'esclusiva per la salvezza. 
Infatti le persone chiamate da Dio per essere un "segno" sono quelle che entrano a far parte delle comunità neocatecumenali, come se le persone "segno" non potessero stare da tutte le parti!
 

9 -
È stato presentato il seguente schema: 
  • al centro il SALE (le comunità) 
  • al contorno i SALATI, 
  • all'esterno i GIUDA. 
 
Mi domando: chi non gravita intorno alle comunità neocatecumenali è considerato un Giuda? Un traditore? Di chi? Di Gesù forse? 
Si deve allora confermare che questo "cammino" sia l'unico che salva?
 
10 - Si è affermato che è necessario fare un'esperienza diretta di Dio, ovvero sperimentare nella propria vita, in modo tangibile, Dio.
Tutto parte da qui, la tua fede si fonda qui; se tu non hai fatto esperienza di Dio la tua fede è niente, è fasulla. La fede cioè deve essere comprovata dall'aver sperimentato direttamente nella tua vita Dio.
Un'affermazione cosi contraria al concetto di fede l'ho sentita poche volte.

Gesù dice a Tommaso "beati coloro che crederanno senza vedere" e in un certo senso gli tira le orecchie perchè aveva voluto mettere la mano nella
piaga del costato.
Credere che sia pretendere troppo da Dio che si faccia "toccare dalla tue
mani" e magari senza che tu neanche lo abbia cercato.
Queste cose sono successe raramente e solo con persone particolari con le quali Dio ha scandito le tappe più importanti della Storia della Salvezza.
Anche a te comune mortale può accadere tutto questo, ma salvo casi eccezionali tutti i santi riferiscono che tale esperienza di cui si parla è possibile solo dopo un lungo cammino di dura ascesi e sempre che a Dio piaccia. Non si può banalizzare così l'esperienza di Dio che invece sembra tutti loro (catechisti) abbiano fatto, nessuno escluso.
Sarà vero che Dio vuole darci una prova concreta della sua esistenza?
Forse sì, anzi certamente sì, ma la strada è quella del discernimento, come dice la Dei Verbum: Dio si può riconoscere dalle cose create.
Dunque è il mondo che ci circonda che ci parla di Dio e l'uomo saggio, libero da pregiudizi, lo può trovare su questa strada e non su quella della ricerca di una manifestazione diretta e personale, praticamente un miracolo.

11 - Il buon seme, è stato detto, si vede dai frutti: giusto.
Sulla scia di questa affermazione si è sostenuto da parte dei catechisti
che l'esperienza del "cammino" cambia la vita.
Può essere, però curiosamente uno di essi ha riferito, a mo' d'esempio, che con la moglie litigava ancora violentemente, "fino a giungere quasi alle mani", litigi che poi si concludevano col perdono.
Mi domando chi non fa la stessa cosa e forse senza essere giunti "quasi al
le mani" anche senza appartenere al "cammino"?

Comunque stiano le cose, se i rapporti fra marito e moglie sono ancora,
dopo "la vita cambiata", al livello delle liti violente "fino quasi alle mani", mi domando in cosa consista il cambiamento? Forse prima volavano le seggiole?
E poi che esempio per chi abita sullo stesso pianerottolo!

12 - Altra affermazione quanto mai sorprendente: l'uomo è racchiuso in un "cerchio di morte", per cui gli è impossibile amare gli altri, non ne è
capace.

Forse il catechista si è dimenticato del comando di Gesù: "Amatevi gli uni gli altri", e se è un comando significa non solo che è possibile farlo, ma che dipende da un preciso atto della volontà sostenuto anche dall'aiuto di Dio.

13 - Il cristianesimo non è una religione, è stato detto, e non è una morale!
Che cos'è allora? Risposta: un avvenimento.
E perché mai, mi domando?
Da sempre si parla di cristianesimo come di una parola di "dialogo con le 'altre' religioni" a riprova che anche il cristianesimo è una religione; nelle
scuole c'è l'ora di "religione".
Religione o religioso è tutto ciò che pone l'uomo in relazione con Dio, lo orienta a Lui; se poi vogliamo limitarci freddamente alla stretta definizione di "religione", non si capisce perché il cristianesimo non dovrebbe essere
una di esse. Infatti si definisce una "religione" l'insieme di verità, preghiere, riti, dogmi e pratiche di pietà: mi domando quali di questi ingredienti
manca al cristianesimo per dire che non è una religione? E allora perché tale affermazione?

Perché la religione cristiana in generale e quella cattolica in particolare hanno in sé una morale per cui negando la responsabilità dell'uomo nei confronti del peccato (è impossibile fare il bene, è impossibile evitare il male perché siamo racchiusi in un cerchio di morte) è evidente che per l'uomo sussiste il problema morale della scelta fra bene e male ovvero il cosiddetto libero arbitrio.
Tutto quello che compone una religione è un appesantimento che imbriglia la Spirito e se ne conclude che il cristianesimo non è una religione (quest'ultimo periodo è una mia deduzione).

14 - Che dire di quest'altra affermazione?
"Dio non si può offendere con i peccati".
Si vuol presentare all'attenzione dell'ascoltatore qualcosa di nuovo a tutti i costi, tanto per polarizzare l'attenzione, oppure all'interno di questa affermazione ci siano dei contenuti dottrinali?
lo credo uno e l'altro, solo che la dottrina sottesa non è quella cattolica.
Fino a prova contraria, nel Sacramento della Riconciliazione, la Chiesa
cattolica invita il penitente, dopo l'accusa dei peccati, a recitare l'Atto di
dolore in cui si dice "perché ho offeso te..." e anche "prometto col tuo santo
aiuto di non offenderti mai più..." e allora perché Dio non si può offendere?
La spiegazione è stata questa: Dio non si può offendere perché non è possibile sottrarre a Lui qualcosa; e chi ha mai detto il contrario? Dio, senza dubbio, continua ad essere Dio intatto anche se noi pecchiamo contro di lui ("contro te solo ho peccato"), anche se a dire il vero una cosa gliela sottraiamo: I'amore e il rispetto di cui ha diritto.
E allora perché hanno detto che Dio non si può offendere? Credo che il problema si ricolleghi al punto 4 perché secondo tutta questa strana serie di affermazioni, gravemente in antitesi con quanto insegnato dalla Chiesa cattolica, si vuol dire che se non sono responsabile del mio peccato, non posso neanche offendere perché ciò implicherebbe una mia capacità decisionale che non ho.
Detto questo ne deriva che, se non ho offeso nessuno, non ho neppure l'obbligo della riparazione e del pentimento.

Da un compitino svolto in una delle serate è emerso con sufficiente chiarezza che l'assemblea dei fedeli gioca un ruolo importante nell'assoluzione dei peccati forse quanto quella del sacerdote, non ricordo le parole esatte della domanda formulata nel questionario, ma in buona sostanza si chiedeva se l'assoluzione dei peccati competeva al sacerdote o alla comunità e in che misura.
Forse pecco troppo di fantasia, ma collegando quest'ultima questione con
il punto 5, là dove si dice che "non c'è sacerdote", forse il volo fantastico trova una spiegazione!

15 - Si è fatta ironia circa l'impegno nello studio qualunque esso fosse sostenendone una inutilità, una perdita di tempo il prepararsi e impegnarsi seriamente. "I tuoi genitori ti hanno detto 'studia!, che tu diventi ingegnere!' Come se questo fosse importante!".
Che cos'è allora importante per loro, il disimpegno personale e attendere la manna dal cielo?
Ma non hanno saputo cogliere l'importanza che ha invece lo studio e la preparazione personale, la professionalità che così tanto è raccomandata in quasi tutti gli ultimi documenti della Chiesa!
Possibile che ciò che dice il Magistero venga mutilato e contraddetto in tante parti e che in questo caso non si capisca che ogni uomo ha un compito da svolgere in questa società secondo il disegno di Dio e che ad esempio servano anche gli ingegneri?

È evidente che l'ingegnere non esaurirà tutto il suo essere nel fatto di essere ingegnere, ma cercherà di entrare nella sintonia attraverso il suo lavoro competente di servire gli uomini nelle loro necessità e in questo adempiere alla volontà di Dio.

16 - Non voglio commentare quest'ultima affermazione uscita direttamente dalla bocca del sacerdote accompagnatore dei catechisti quale "garante" dell'ortodossia cattolica: 
"Si può diventare sacerdoti anche senza la fede". 
La commenti pure chi legge queste pagine!

17 - Osservo inoltre che le "catechesi" si sono svolte a senso unico, salvo rarissime eccezioni, ovvero non c'è stata la minima possibilità di intervenire su quanto detto. Ciò è stato giustificato col fatto che si era nella "fase di ascolto"; ma quando ci sono state quelle minime possibilità di parlare e di porre domande per mettere in evidenza quelle tesi che, secondo me, divergevano dall'insegnamento cattolico, la risposta era "dai frutti si riconosce la pianta".
Giusto, ma non ci si può limitare a guardare solo in casa propria; i frutti
sono quelli che maturano su tutto l'albero della Chiesa e quando un gruppo, di qualsiasi natura esso sia, provoca intorno a sé terra bruciata, astio, incomprensioni, divisioni (come si sente dire in tutte le parrocchie dove c'e il "cammino neocatecumenale"), dubbi ai quali non si dà volutamente risposte, non può essere una buona pianta.


Conclusioni
 
Termino qui le mie considerazioni intorno ai due mesi introduttivi al "cammino neocatecumenale" dal quale ne ho tratto un'esperienza del tutto negativa e che mi ha impedito di proseguire in quella direzione.
Io ritengo che la dottrina proposta contenga diversi punti che andrebbero
verificati alla luce del l'ortodossia cattolica; certo è che questo "cammino" riscuote il plauso di numerosi Vescovi e addirittura del Papa per cui d'istinto dovrei dire che non ho capito niente. Confidando invece di aver capito abbastanza non so, per il momento, dare una spiegazione a tutto questo.
Dichiaro davanti a Dio che ho seguito questi incontri libero di pregiudizi e assolutamente aperto a ricevere qualcosa di buono, ma la mia trascorsa formazione cristiana e in particolare francescana mi hanno creato una barriera istintiva che, man mano andavano avanti gli incontri, diventava sempre più spessa.