Nel
libro, che riporta questa lettera aperta, per comprensibili motivi sono
stati omessi tutti i nomi propri, le località, i riferimenti alle
parrocchie.
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Non dicono che sono neocatecumenali, ma "condizionano, con la loro presenza, ciò che spetta a tutti e che a tutti appartiene" |
Caro Marco,
è
pervenuto anche a me il tuo depliant con il "Calendario Liturgico e
delle Attività per il corrente anno pastorale. Mi rallegro sia per la
tempestività della comunicazione, sia per l'ampiezza dell'iniziativa.
Fin da quando ti conoscevo (eri curato a ...), ho sempre visto e pensato
che hai squisite doti pastorali.
Permettimi dunque, nell'ambito di
questa stima e di questo affetto, di farti pubblicamente alcune
considerazioni in ordine alla presenza del Cammino Neocatecumenale nella
tua Parrocchia, presenza diventata ormai la "piena occupazione" della
Parrocchia stessa.
Già il giornale diocesano della scorsa settimana recava l'eco accorato di tantissime voci, preoccupate per il condizionamento che il cammino neocatecumenale pone alla Propositura di .... Ora mi pare e mi risulta che lo stesso cammino possegga ormai del tutto la tua parrocchia ad un livello più escludente di quella di ...
È del tutto caduto ormai l'equilibrio che sapeva mantenere don ... tra i fedeli normali (la stragrande maggioranza) e ed i pochissimi del cammino neocatecumenale.
Dico
volutamente "pochissimi", perché le Comunità Neocatecumenali, che han
fatto propria, secondo le tue direttive, la parrocchia di ..., sono,
almeno per quattro quinti, formate da adepti provenienti da altre parrocchie della zona.
Per cui il cammino neocatecumenale che occupa la tua parrocchia e i suoi locali, è una realtà super parrocchiale o extra parrocchiale del tutto estranea al tessuto vivo del tuo popolo.
L'occupazione è, secondo me, abusiva.
Se
i Sacri Canoni hanno un valore, se la tradizione ecclesiale merita
collocazione nella nostra diocesi, così priva ancora (speriamo nel
Sinodo, ma è una speranza "contra spem"), di disciplina e di
coordinazione, lo "status" della tua parrocchia è del tutto anomalo e crea di suo gravi problemi di coscienza fra la tua gente.
Se la parrocchia "rappresenta in certo modo la Chiesa visibile, stabilita su tutta la terra" (Concilio Vaticano II, La Liturgia, 42), come può una parrocchia, superata e direi annullata da un'invasione comunque estranea al suo tessuto popolare,
quel tessuto vivo e connettivo di cui nessun parroco degno di questo
nome può fare a meno, diventare un segno fecondo di questa incarnazione
locale della Chiesa universale?
Non discuto affatto la legittimità
(del resto ancora tutta da sancire da parte della Santa Sede, sia a
livello ideologico che catechistico, strutturale, economico,
transnazionale eccetera) del cammino neocatecumenale.
Dico appena
che questo cammino non ha diritto, a meno che non esista una specie per
pubblico decreto del Vescovo in proposito, di occupare con elementi provenienti per quasi il 90%, da altre parrocchie, la tua parrocchia, che è di tutti i tuoi parrocchiani.
È codesto un precedente pericolosissimo che lacera il tessuto delicato
della distribuzione della Salvezza sul territorio che fa capo al nostro
vescovo. Un precedente ed una realtà che giustamente mettano in allarme e
in disgusto i parroci, che vedono persone vive e capaci di assumere la
legittima collaborazione parrocchiale, defilarsi, anche con orari strani (che diventano uggiosi e pesanti per la famiglia "normale") in altra parrocchia.
L'occupazione da parte del cammino neocatecumenale della tua parrocchia, che ti fu di recente affidata dall'arcivescovo, si rivela anche dalla costante "disobbedienza", che tranquillamente si pratica con le liturgie neocatecumenali della Messa, al sabato notte. Sono in verità quelle stanza abilitate all'uso liturgico di Messe dette in contemporanea da preti e frati che non sanno stare nelle loro parrocchie o nei loro conventi? Perché il cammino neocatecumenale ha, in concreto, abolito la vera concelebrazione? E non esiste in diocesi l'esplicito divieto del vescovo (ma perché non ne fece un pubblico decreto?) che vieta queste messe (anche sei o sette) in contemporanea, che si rincorrono per le stanze adiacenti? A volte penso che il nostro Vescovo si lascia tranquillamente prendere in giro dal cammino neocatecumenale, che comunque costituisce in diocesi una realtà che non parte dai suoi piani pastorali e di cui lui stesso conosce poco, salvo il 25% delle grosse somme che il cammino leva ai suoi adepti, e che vanno, in detta percentuale, al vescovo locale.
Tu presenti, nel suddetto dépliant, la "catechesi degli adulti" che inizia il 21 ottobre. Ma perché non sei sincero e non dici che quel "momento forte di evangelizzazione" è nei fatti un modo per propagandare il cammino neocatecumenale e che la tua parrocchia non ha e non esercita una catechesi completa e normale per gli adulti così come non ha e non esercita una prefettura dei testi liturgici domenicali per gli adulti eccetera eccetera eccetera? È legittimo presentare il cammino come "la" evangelizzazione?
Per me che ho partecipato, sia in Italia che in Brasile, a quelle catechesi, condotte su ciclostilati uguali ovunque e strettamente segregati (io comunque ce li ho perché ci vuol poco a fendere le esclusioni create su spasmodicamente dai neocatecumenali), sono molto deboli e tanto incomplete dal punto di vista della dottrina e soprattutto della storia della Chiesa; sono ovunque uniformi, non tenendo conto alcuno delle direttive del Santo Padre, oltre che del Concilio, che sempre si raccomanda al rispetto delle culture locali; sono tanto affette da soggezioni psicologiche che ben poco hanno a che fare - se pur per certe tipologie di coscienza sono opportune - con la semplicità e la linearità del Vangelo.
Ma l'occupazione da parte del cammino neocatecumenale della tua parrocchia, con conseguente fuga massiccia di fedeli e di persone atte alla collaborazione, si rileva anche dall'elenco delle "persone che coordinano i vari servizi della parrocchia". Sono 32 persone, un bel numero. Orbene, 14 di queste appartengono alla parrocchia di ..., altre quattro appartengono alla parrocchia di ..., 10 alle varie parrocchie della città; il diacono ha due incarichi in lista (e perciò si arriva al numero di 10). Della tua parrocchia solo 4 sono presenti nella lista dei coordinatori, e per incarichi meno essenziali: ... per l'animazione dei canti ma insieme a due neocatecomunali extra parrocchiali; ... per i chierichetti. Tutti questi, così come tutti gli extra parrocchiali, sono neocatecumenali di ferro. Va aggiunta per l'Apostolato della Preghiera, ..., che ovviamente non è neocatecumenale e che nella lunga lista è come la lucina nel bosco.
Dunque una parrocchia di oltre 7.000 parrocchiani è
diretta da 31 coordinatori neocatecumenali, di cui solo 3 della
parrocchia, e da una coordinatrice non neocatecumenale. Ti pare, caro
don Marco, un fatto intelligente, dal punto di vista pastorale e del
rispetto della capacità della tua gente più attenta in parrocchia
(capacità tanto collaudata dal tuo predecessore), la quale si sente
ovviamente trattata come "minorata" nella dedizione, nella appartenenza e nella partecipazione alla vita parrocchiale?
La
cosa poi diventa particolarmente grave, se si considera che,
nell'attività catechistica, cioè tipicamente di evangelizzazione, sono stati allontanati tutti i catechisti non neocatecumenali,
alcuni dei quali avevano sulle spalle anni e anni di impegno e di
servizio con la tua parrocchia. Anche don ... si è trovato in difficoltà
per l'annullamento - così mi dicono - del suo impegno, del resto ben
condotto, coi genitori e con i giovani del dopo cresima.
Ora: se tutti i movimenti ecclesiastici di oggi (oltretutto sono simili fra loro e maggioranza perché forti nei soldi e nelle intransigenze o negli integralismi) si mettessero a fare quello che tu realizzi a ..., dove andrebbe a finire l'organizzazione base della diocesi? Il Cammino compia pure la sua strada, creandosi le sue sedi (si dice che il terreno disponibile vedrà lo sviluppo di costruzione neocatecumenali con centinaia di milioni di spesa), ma lasciando in tutta pace la vita autentica e normale delle parrocchie.
In ogni parte del mondo cattolico il cammino neocatecumenale è motivo di divisione: non certo perché colloca autenticità o completezza del Vangelo su stantie tradizioni, o su ambienti solo in superficie cristiani. Ma perché ovunque crea le sue appartenenze, la sua esclusività ed esclusione, la bugia d'essere d'accordo in tutto col Papa scavalcando Conferenze Episcopali e vescovi (che si lasciano, alcuni, scavalcare), la dipendenza, spesso di carattere psicologico o plagiante, dei suoi adepti. Kiko Argüello vuol fare (insieme all'agitata Carmen) quel tipo di evangelizzazione? Bene, c'è posto anche per lui e speriamo che lui stesso si abitui alle cose "normali", ad esempio alla "Messa normale". Alludo con questo al fatto che, quando dipingeva sulle pareti di fondo della tua chiesa quegli "enormi santini" (il valore artistico è nullo), al momento della Messa vespertina in orario se ne saliva in casa per la sigaretta e il bicchierino ed il chiacchiericcio con i vari esponenti neocatecumenali, salvo poi a schitarrare il sabato notte in quelle liturgie eucaristiche in cui c'è più abuso, o carenza di cultura storico-liturgica, che autenticità sacrificale e sacramentale.
Ma smetta di imbrogliare le chiese locali, occupando e facendo occupare spazi, momenti, situazioni che "di suo" sono di tutti e per tutti. Un parroco può volere nella sua parrocchia "anche" il cammino neocatecumenale, così come qualsiasi altro movimento ed associazione; ma senza che questo o quelli condizionino, con la loro presenza ed attività, ciò che spetta a tutti e che a tutti appartiene.
Rifletti a questo: perché questa mia lettera aperta, e quindi destinata di suo a chiunque? Perché tu sappia - e puoi farlo - riflettere fino a diventare davvero un parroco fra i parroci e non un prete neocatecumenale, che si distanzia, per questa sua appartenenza che lo guida e lo condiziona in tutto, dalla faticosa azione e dalle umili speranze degli altri parroci.
E ti faccio un augurio fiducioso: codesta
parrocchia è nata da un dono (il terreno) e per l'iniziativa dell'Opera
..., in viva comunione col vescovo. Ancora in ... sono presenti (e si
svilupperanno se a Dio piacerà), tipica attività di servizio incarnato
della nostra opera.
Ti
auguro di essere come don ..., un parroco di tutto il suo popolo, un
parroco incarnato nella carità crocifiggente; un parroco che onora la
povertà; un parroco che si ritrova nella normalità di tutti gli altri
parroci.
Prega tanto per me e per i miei poverissimi, sia in Italia che in Brasile. Tuo ...
(lettera firmata)