Oggi, 15 maggio 2022, viene proclamato santo in Piazza San Pietro Charles de Foucauld,
un originale apostolo del Vangelo che ardeva dal desiderio di far
conoscere e amare il “suo” Gesù, vivendo tra i Touareg nel Sahara
algerino: “Risiedo qui, solo europeo… Felice di essere solo con Gesù, solo per Gesù”.
L'evento,
come ogni canonizzazione, coinvolge e commuove tutta la Chiesa, e
soprattutto le 19 famiglie di laici e sacerdoti che si richiamano alla
sua spiritualità.
C'è però anche un 'figlio spurio' che si sente coinvolto e quasi accomunato al nuovo santo in questa giornata speciale, ed è Kiko Argüello, fondatore del Cammino Neocatecumenale.
Sul sito ufficiale del Cammino neocatecumenale infatti alla canonizzazione di fratel Carlo è stato dedicato un articolo, a firma di don Ezechiele Pasotti,
in cui si afferma che, con Kiko, vi sarebbero «legami vari e
profondi, e vanno dal momento della loro conversione, all’intuizione
della vita nascosta in mezzo ai poveri, al modo di stare come “poveri
tra i poveri”, sino al “sogno” di una cappella per l’adorazione sul
Monte delle Beatitudini».
Vogliamo analizzare uno ad uno questi
presunti legami fra il santo che oggi viene elevato agli altari e colui
che, con tanta insistenza, da più di mezzo secolo sostiene di essere
un suo fedele imitatore.
La conversione.
Cosa pensava invece Charles de Foucauld
della possibilità e necessità di imitare Cristo? Scriveva:
«Approfittiamo degli esempi dei santi, ma senza fermarci a lungo né
prendere per modello completo questo o quel santo, e prendendo di
ciascuno ciò che ci sembra più conforme alle parole e agli esempi di Nostro Signore Gesù, nostro solo e vero modello, servendoci così delle loro lezioni, non per imitare essi, ma per meglio imitare Gesù».
È così che, dopo essersi consacrato a Dio come
monaco trappista, assetato di maggior povertà, maggior penitenza,
maggior conformità a Gesù, con il beneplacito dei superiori e del
direttore spirituale, lasciò la Trappa e si recò a Nazareth come eremita
presso un monastero di Clarisse; il suo scopo era quello di «condurre
il più fedelmente possibile la vita di Nostro Signore, vivendo soltanto del lavoro manuale e seguendo alla lettera tutti i Suoi consigli...».
L'idea,
il proposito e la trasposizione nella vita di fratel Carlo di Gesù
della sequela di Cristo e del conformarsi a Lui è completamente
antitetica a quella di Francisco (Kiko) Argüello.
La vita nascosta tra i poveri.
Charles
de Foucauld volle approfondire la sua vocazione attraverso una sorta di
vita eremitica, in preghiera, adorazione, lavoro silenzioso e grande
povertà.
Ciò avviene inizialmente in Terra Santa presso le Clarisse di Nazareth.
Tornato nuovamente nel suo
Paese venne ordinato sacerdote a 43 anni nella Diocesi di Viviers. Ma
l’Africa lo chiamava nuovamente e così si recò nel deserto algerino del
Sahara, prima a Beni Abbès, povero tra i più poveri, poi più a sud a
Tamanrasset con i Tuareg dell’Hoggar.
Non sappiamo esattamente cosa fece Kiko, insieme a Carmen, nel rione popolare delle Palomeras di Madrid.
Certo
è che vi rimasero per poco, e quasi subito cercarono di esportare
l'esperienza di "fraternità" provata in particolare con una colonia di zingari stanziatisi in quella zona nelle parrocchie ricche di Madrid.
La
povertà estrema, dopo averla provata sulla propria pelle, non era
assolutamente il loro ideale di vita, il paradigma di Charles de
Foucauld era diversissimo dal loro!
Un esempio della totale
indifferenza di Kiko Argüello rispetto all'apostolato fra i reietti
della società, si ha con il suo arrivo, insieme a Carmen Hernàndez, in
Italia.
Don Dino Torreggiani, primo sponsor ecclesiastico dei due
ispanici sul suolo italico, aveva creduto nella autenticità delle loro
vantate esperienze tra i poveri di Madrid e nutriva grandi speranze e
aspettative su di loro come "apostoli dei capelloni" (simpatizzanti del
movimento Hippy) che stazionavano giorno e notte in piazza Navona.
Altro che vita nascosta tra i poveri!
Lo
stesso don Francesco Cuppini rileva come "interessante" il fatto che la
prima parrocchia "evangelizzata" da Kiko e Carmen a Roma fosse quella
dei Martiri Canadesi.
Scrive infatti «da uno che vive con i
baraccati ci si poteva aspettare più logicamente un apostolato rivolto
ai poveri, una comunità di poveri, un po' come a Madrid».
Ma conclude: «Invece il Signore qui a Roma il Cammino lo ha passato direttamente dalle baracche ai borghesi».
Quindi, secondo l'idea che Cuppini vuole accreditare, è stato Dio a
volerlo, facendo evaporare in breve volgere di tempo il grande amore
dei due iberici (borghesi pure loro) per Madonna povertà!
Non è inessenziale ricordare che questo afflato di vita nascosta tra i poveri non farà mai più parte degli obbiettivi dei due fondatori del Cammino neocatecumenale.
Il sogno di una cappella per l’adorazione sul Monte delle Beatitudini
![]() |
Quando essere stati marxisti ed atei diventa un vanto... |
Diceva Kiko negli "Orientamenti per la fase di conversione": «Noi cristiani non abbiamo altare, perché l'unica pietra santa è Cristo, Pietra angolare. Perciò noi possiamo celebrare l'eucarestia sopra un tavolo;
e la possiamo celebrare in una piazza, in campagna e dove ci piaccia!
Non abbiamo un luogo in cui esclusivamente si debba celebrare il culto».
E
Carmen gli faceva da sponda dichiarando: «Io sempre dico ai
Sacramentini che hanno costruito un tabernacolo immenso: se Gesù Cristo
avesse voluto l'Eucarestia per stare lì, si sarebbe fatto presente in
una pietra che non va a male» e proseguiva descrivendo come devianti
«l'adorazione, le genuflessioni durante la Messa ad ogni momento,
l'elevazione perché tutti adorino...Nel Medioevo all'elevazione si
suonava la campana, e quelli che erano in campagna adoravano il
Santissimo.»
Date queste premesse, è normale che finiscano per
dichiarare che «stanno scomparendo i contrasti con i protestanti perché
andando al centro, all'essenziale, coincideremo con loro» (secondo Kiko e Carmen, saremo noi a coincidere con i protestanti, non viceversa!).
Sempre
più abissale la differenza tra la visione di Kiko e Carmen, sulla quale
hanno istruito tutti i propri adepti e mai è stata esplicitamente
rigettata, e quella di fratel Carlo de Foucauld.
Su quanto poi il
lussuoso mausoleo della Domus Galilaeae con la cappella dell'adorazione
circolare oppressa dal gruppo bronzeo kikiano corrisponda all'ideale
di de Foucauld, si è ben espresso in una lettera aperta dolorante e scandalizzata un membro di una delle fraternità ispirate all'esempio di vita di fratel Carlo.
![]() |
Domanda più che lecita... |
Quella di Charles de Foucauld è un'evangelizzazione «non attraverso la parola, bensì – come lui dirà – attraverso la presenza del Santissimo Sacramento, l’offerta del divino Sacrificio, la preghiera, la penitenza, la pratica delle virtù evangeliche, la carità, una carità fraterna ed universale che divide fin l’ultimo boccone di pane con qualsiasi sconosciuto che si presenti, e che riceve chiunque come fratello amatissimo...».
Imparando la lezione del Vangelo: “Tutto ciò che fate ad uno di questi piccoli, l’avete fatto a me”, apriva sempre la porta quando qualcuno bussava, rompendo la sua solitudine contemplativa. «Dalle 4.30 del mattino alle 20.30 della sera – scriveva in alcuni giorni –, non smetto di parlare, di vedere gente: schiavi, poveri, ammalati, soldati, viaggiatori, curiosi».
La sua vita trascorreva così, all’interno del suo recinto, senza uscire a predicare ma pronto a ospitare chiunque passi di lì, amico o nemico che fosse.
Che differenza con la verbosa, ridondante, costrittiva, dispendiosa, elitaria, divisiva, rumorosa, autoreferenziale "evangelizzazione" di Kiko, Carmen e del Cammino neocatecumenale!
![]() |
Kiko voleva che fosse un "monastero" ma dovette ripiegare sulla cappella |
San Carlo de Foucauld, ti affidiamo nella preghiera tutti coloro che ancora credono nelle assurde pretese di santità e di cattolicità del Cammino neocatecumenale così come voluto dai suoi fondatori, perchè, considerando il tuo esempio e le tue virtù, rigettino senza altro indugio le finzioni e le inautenticità con le quali li si vuole tenere avvinti. Così sia.