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26 marzo 2024

Lettera aperta a tutti i Vescovi della Toscana

Riportiamo, traendola dal libro "Verità sul Cammino Neocatecumenale - testimonianze e documenti" di padre Enrico Zoffoli, una lettera aperta del 1991, inviata da un sacerdote missionario a tutti i Vescovi della Toscana,  ai cardinali e vescovi amici sia in Italia che in Brasile. Si tratta di una solenne denuncia nei confronti del parroco della chiesa di San Bartolomeo in Tuto a Scandicci, periferia di Firenze, per aver "sposato" la realtà del cammino neocatecumenale, aver messo in mano tutte le attività a persone esclusivamente organiche a questa realtà, fra l'altro provenienti da altre parrocchie, isolando e demotivando i parrocchiani attivi e collaborativi, aver diffuso delle liturgie monche e stravaganti, utilizzando parte di "somme veramente ingenti sottratte alle economie delle famiglie" per acquistare il favore dei vescovi. 

Nel libro, che riporta questa lettera aperta, per comprensibili motivi sono stati omessi tutti i nomi propri, le località, i riferimenti alle parrocchie.

Questo documento, oltre che importante per la rilevanza pubblica che gli fu data e la sua ampia diffusione,  per i suoi contenuti è, pur a distanza di trent'anni, ancora attualissimo.
Nonostante infatti il tentativo di regolamentare tramite Statuto il cammino neocatecumenale, la realtà delle parrocchie "neocatecumenalizzate"
rimane desolantemente quella descritta in questa lettera aperta e il Cammino si è  confermato essere una realtà che "ovunque crea le sue appartenenze, la sua esclusività ed esclusione, la bugia d'essere d'accordo in tutto col Papa, la dipendenza, spesso di carattere psicologico o plagiante nei suoi adepti".


Non dicono che sono neocatecumenali, ma "condizionano, con la loro presenza, ciò che spetta a tutti e che a tutti appartiene"

Caro Marco,
è pervenuto anche a me il tuo depliant con il "Calendario Liturgico e delle Attività per il corrente anno pastorale. Mi rallegro sia per la tempestività della comunicazione, sia per l'ampiezza dell'iniziativa. Fin da quando ti conoscevo (eri curato a ...), ho sempre visto e pensato che hai squisite doti pastorali.
Permettimi dunque, nell'ambito di questa stima e di questo affetto, di farti pubblicamente alcune considerazioni in ordine alla presenza del Cammino Neocatecumenale nella tua Parrocchia, presenza diventata ormai la "piena occupazione" della Parrocchia stessa.

Già il giornale diocesano della scorsa settimana recava l'eco accorato di tantissime voci, preoccupate per il condizionamento che il cammino neocatecumenale pone alla Propositura di .... Ora mi pare e mi risulta che lo stesso cammino possegga ormai del tutto la tua parrocchia ad un livello più escludente di quella di  ...
È del tutto caduto ormai l'equilibrio che sapeva mantenere don ... tra i fedeli normali (la stragrande maggioranza) e ed i pochissimi del cammino neocatecumenale.
Dico volutamente "pochissimi", perché le Comunità Neocatecumenali, che han fatto propria, secondo le tue direttive, la parrocchia di ..., sono, almeno per quattro quinti, formate da adepti provenienti da altre parrocchie della zona.

Per cui il cammino neocatecumenale che occupa la tua parrocchia e i suoi locali, è una realtà super parrocchiale o extra parrocchiale del tutto estranea al tessuto vivo del tuo popolo.

Ricorda sempre che la chiesa e di locali furono costruiti sul terreno donato da ...  con i soldi del popolo tutto e il concorso della  Curia Arcivescovile. Non certo con i contributi del cammino neocatecumenale, che pure dispone di somme ingentissime, come altri movimenti ecclesiastici moderni, che nulla hanno a che vedere con Madonna Povertà o con un'economia provvidenziale, alla maniera, ad esempio, di don ..., il Servo di Dio ... più diverso e più lontano - per il suo spirito e le sue opere - dal cammino neocatecumenale.

L'occupazione è, secondo me, abusiva.
Se i Sacri Canoni hanno un valore, se la tradizione ecclesiale merita collocazione nella nostra diocesi, così priva ancora (speriamo nel Sinodo, ma è una speranza "contra spem"), di disciplina e di coordinazione, lo "status" della tua parrocchia è del tutto anomalo e crea di suo gravi problemi di coscienza fra la tua gente.

Se la parrocchia "rappresenta in certo modo la Chiesa visibile, stabilita su tutta la terra" (Concilio Vaticano II, La Liturgia, 42), come può una parrocchia, superata e direi annullata da un'invasione comunque estranea al suo tessuto popolare, quel tessuto vivo e connettivo di cui nessun parroco degno di questo nome può fare a meno, diventare un segno fecondo di questa incarnazione locale della Chiesa universale?

Non discuto affatto la legittimità (del resto ancora tutta da sancire da parte della Santa Sede, sia a livello ideologico che catechistico, strutturale, economico, transnazionale eccetera) del cammino neocatecumenale.
Dico appena che questo cammino non ha diritto, a meno che non esista una specie per pubblico decreto del Vescovo in proposito, di occupare con elementi provenienti per quasi il 90%, da altre parrocchie, la tua parrocchia, che è di tutti i tuoi parrocchiani. È codesto un precedente pericolosissimo che lacera il tessuto delicato della distribuzione della Salvezza sul territorio che fa capo al nostro vescovo. Un precedente ed una realtà che giustamente mettano in allarme e in disgusto i parroci, che vedono persone vive e capaci di assumere la legittima collaborazione parrocchiale, defilarsi, anche con orari strani (che diventano uggiosi e pesanti per la famiglia "normale") in altra parrocchia.

L'occupazione da parte del cammino neocatecumenale della tua parrocchia, che ti fu di recente affidata dall'arcivescovo, si rivela anche dalla costante "disobbedienza", che tranquillamente si pratica con le liturgie neocatecumenali della Messa, al sabato notte. Sono in verità quelle stanza abilitate all'uso liturgico di Messe dette in contemporanea da preti e frati che non sanno stare nelle loro parrocchie o nei loro conventi? Perché il cammino neocatecumenale ha, in concreto, abolito la vera concelebrazione? E non esiste in diocesi l'esplicito divieto del  vescovo (ma perché non ne fece un pubblico decreto?) che vieta queste messe (anche sei o sette) in contemporanea, che si rincorrono per le stanze adiacenti? A volte penso che il nostro Vescovo si lascia tranquillamente prendere in giro dal cammino neocatecumenale, che comunque costituisce in diocesi una realtà che non parte dai suoi piani pastorali e di cui lui stesso conosce poco, salvo il 25% delle grosse somme che il cammino leva ai suoi adepti, e che vanno, in detta percentuale, al vescovo locale.

Perché il cammino neocatecumenale crea altri punti di riferimento per l'obbedienza e per la comunione presbiterale. Quante volte si sono visti i preti del cammino lasciar tutto e partire per seguire le direttive di Kiko, con spostamenti sia italiani che internazionali?

Tu presenti, nel suddetto dépliant, la "catechesi degli adulti" che inizia il 21 ottobre. Ma perché non sei sincero e non dici che quel "momento forte di evangelizzazione" è nei fatti un modo per propagandare il cammino neocatecumenale e che la tua parrocchia non ha e non esercita una catechesi completa e normale per gli adulti così come non ha e non esercita una prefettura dei testi liturgici domenicali per gli adulti eccetera eccetera eccetera? È legittimo presentare il cammino come "la" evangelizzazione? 

Per me che ho partecipato, sia in Italia che in Brasile, a quelle catechesi, condotte su ciclostilati uguali ovunque e strettamente segregati (io comunque ce li ho perché ci vuol poco a fendere le esclusioni create su spasmodicamente dai neocatecumenali), sono molto deboli e tanto incomplete dal punto di vista della dottrina e soprattutto della storia della Chiesa; sono ovunque uniformi, non tenendo conto alcuno delle direttive del Santo Padre, oltre che del Concilio, che sempre si raccomanda al rispetto delle culture locali; sono tanto affette da soggezioni psicologiche che ben poco hanno a che fare - se pur per certe tipologie di coscienza sono opportune - con la semplicità e la linearità del Vangelo.

Ma l'occupazione da parte del cammino neocatecumenale della tua parrocchia, con conseguente fuga massiccia di fedeli e di persone atte alla collaborazione, si rileva anche dall'elenco delle "persone che coordinano i vari servizi della parrocchia". Sono 32 persone, un bel numero. Orbene, 14 di queste appartengono alla parrocchia di ..., altre quattro appartengono alla parrocchia di ..., 10 alle varie parrocchie della città; il diacono ha due incarichi in lista (e perciò si arriva al numero di 10). Della tua parrocchia solo 4 sono presenti nella lista dei coordinatori, e per incarichi meno essenziali: ... per l'animazione dei canti ma insieme a due neocatecomunali extra parrocchiali; ...  per i chierichetti. Tutti questi, così come tutti gli extra parrocchiali, sono neocatecumenali di ferro. Va aggiunta per l'Apostolato della Preghiera, ..., che ovviamente non è neocatecumenale e che nella lunga lista è come la lucina nel bosco. 

Dunque una parrocchia di oltre 7.000 parrocchiani è diretta da 31 coordinatori neocatecumenali, di cui solo 3 della parrocchia, e da una coordinatrice non neocatecumenale. Ti pare, caro don Marco, un fatto intelligente, dal punto di vista pastorale e del rispetto della capacità della tua gente più attenta in parrocchia (capacità tanto collaudata dal tuo predecessore), la quale si sente ovviamente trattata come "minorata" nella dedizione, nella appartenenza e nella partecipazione alla vita parrocchiale?

La cosa poi diventa particolarmente grave, se si considera che, nell'attività catechistica, cioè tipicamente di evangelizzazione, sono stati allontanati tutti i catechisti non neocatecumenali, alcuni dei quali avevano sulle spalle anni e anni di impegno e di servizio con la tua parrocchia. Anche don ... si è trovato in difficoltà per l'annullamento - così mi dicono - del suo impegno, del resto ben condotto, coi genitori e con i giovani del dopo cresima.

Vedi dati - statistiche alla mano - che l'occupazione esiste e che gli aventi diritto ad avere in proprio la parrocchia sono esclusi e messi in difficoltà.

Ora: se tutti i movimenti ecclesiastici di oggi (oltretutto sono simili fra loro e maggioranza perché forti nei soldi e nelle intransigenze o negli integralismi) si mettessero a fare quello che tu  realizzi a ..., dove andrebbe a finire l'organizzazione base della diocesi? Il Cammino compia pure la sua strada, creandosi le sue sedi (si dice che il terreno disponibile vedrà lo sviluppo di costruzione neocatecumenali con centinaia di milioni di spesa), ma lasciando in tutta pace la vita autentica e normale delle parrocchie. 

In ogni parte del mondo cattolico il cammino neocatecumenale è motivo di divisione: non certo perché colloca autenticità o completezza del Vangelo su stantie tradizioni, o su ambienti solo in superficie cristiani. Ma perché ovunque crea le sue appartenenze, la sua esclusività ed esclusione, la bugia d'essere d'accordo in tutto col Papa scavalcando Conferenze Episcopali e vescovi (che si lasciano, alcuni, scavalcare), la dipendenza, spesso di carattere psicologico o plagiante, dei suoi adepti. Kiko Argüello vuol fare (insieme all'agitata Carmen) quel tipo di evangelizzazione? Bene, c'è posto anche per lui e speriamo che lui stesso si abitui alle cose "normali", ad esempio alla "Messa normale". Alludo con questo al fatto che, quando dipingeva sulle pareti di fondo della tua chiesa quegli "enormi santini" (il valore artistico è nullo), al momento della Messa vespertina in orario se ne saliva in casa per la sigaretta e il bicchierino ed il chiacchiericcio con i vari esponenti neocatecumenali, salvo poi a schitarrare il sabato notte in quelle liturgie eucaristiche in cui c'è più abuso, o carenza di cultura storico-liturgica, che autenticità sacrificale e sacramentale.

Ma smetta di imbrogliare le chiese locali, occupando e facendo occupare spazi, momenti, situazioni che "di suo" sono di tutti e per tutti. Un parroco può volere nella sua parrocchia "anche" il cammino neocatecumenale, così come qualsiasi altro movimento ed associazione; ma senza che questo o quelli condizionino, con la loro presenza ed attività, ciò che spetta a tutti e che a tutti appartiene.

Rifletti a questo: perché questa mia lettera aperta, e quindi destinata di suo a chiunque? Perché tu sappia - e puoi farlo - riflettere fino a diventare davvero un parroco fra i parroci e non un prete neocatecumenale, che si distanzia, per questa sua appartenenza che lo guida e lo condiziona in tutto, dalla faticosa azione e dalle umili speranze degli altri parroci.

E ti faccio un augurio fiducioso: codesta parrocchia è nata da un dono (il terreno) e per l'iniziativa dell'Opera ..., in viva comunione col vescovo. Ancora in ... sono presenti (e si svilupperanno se a Dio piacerà), tipica attività di servizio incarnato della nostra opera.

Orbene: ti auguro di cuore di essere un parroco alla don ... e quindi radicalmente diverso del Cammino Neocatecumenale. Questo lo puoi benissimo tenere nella tua coscienza e poi dargli "uno" spazio in parrocchia, in parità con altri movimenti ed associazioni e con la partecipazione unica dei tuoi parrocchiali. Ma non puoi affatto dare "tutta" la parrocchia al cammino neocatecumenale,  soprattutto di carattere superparrocchiale.

Ti auguro di essere come don ..., un parroco di tutto il suo popolo, un parroco incarnato nella carità crocifiggente; un parroco che onora la povertà; un parroco che si ritrova nella normalità di tutti gli altri parroci.
Prega tanto per me e per i miei poverissimi, sia in Italia che in Brasile. Tuo ...

 

(lettera firmata)